• Mondo Classico

    Il Lied della vergogna

    Lo si è cercato a lungo. La Società Strauss si è rifiutata di aprire i suoi archivi a chi lo cercava. Ma, come con la lettera rubata di Poe, lo si è infine trovato nel posto più ovvio: una biblioteca. La Columbia Library a New York aveva una copia del “Los Angeles Times” del 1° luglio 1946. Là era facile trovare e copiare un piccolo Lied di Richard Struass, “Wer tritt herein?”, senza num. d’op. 137, datato 3 novembre 1943, per voce sola (n. 289 nel Catalogo Trenner), con la sua sinistra dedica al Dr. Hans Frank, il “macellaio della Polonia”, come segno di gratitudine verso l’alto ufficiale nazista e il suo intervento per impedire che una famiglia di sfollati trovasse asilo nella villa Strauss di Garmisch (sebbene in quella grande residenza vi fosse spazio a sufficienza per loro e molti altri). Ecco la traduzione del testo del Lied: Chi fa il suo ingresso, sì bello e slanciato? È il nostro amico, il ministro Frank, Come Lohengrin, da Dio mandato, ci ha protetti dalla sventura. Per questo intono una lode e mille grazie al caro amico, il ministro Frank. Il brano in sé e per sé (sebbene degno di nota per essere l’unico Lied per voce sola di Strauss) non ha quasi alcuno spunto di interesse musicale, proprio come molti scarabocchi di Beethoven, perlopiù canoni, scritti sul posto per amici e mecenati. Ma qui il canone è scarico, sebbene la sua traiettoria ad alzo zero colpisca il cuore della convenienza e del buon gusto, a dir poco. Oltre a questa mostruosità straussiana, Hans Frank, famigerato per la sua crudeltà e spietatezza antisemita (che si estendeva all’élite culturale e politica polacca), appare nella storia della musica del Ventesimo secolo anche come dedicatario di un pezzo orchestrale celebrativo di Pfitzner (Krakauer Begrüßung op. 54, 1944). Sul versante gossip, egli è noto come “protettore” della futura diva Elisabeth Schwarzkopf (di per sé una diligente attivista nazista e membro del partito nazista nei suoi vent’anni). Anche grazie all’iper-raffinata (e spesso insopportabilmente compiaciuta) cronaca di Curzio Malaparte dei suoi incontri con Frank (in Kaputt), sappiamo che egli si dilettava a suonare il pianoforte, era un conoscitore d’arte (nel suo castello metteva in mostra capolavori pittorici sottratti ai musei), colto e pieno di sé: si presenta allo scrittore italiano con “Io sono il Re [della Polonia]”, proprio come il Baldassarre di Heine, e come lui circondato da una spaventosa cricca di cortigiani. Quando non suona il pianoforte o recita la sua parte di raffinato viveur, tuttavia, egli incarna il ruolo di Reichsminister e Governatore Generale della Polonia occupata con spietata efficienza. È responsabile della morte di milioni. “Dobbiamo annichilire gli ebrei dovunque li troviamo e in qualsiasi momento sia possibile”, era il suo dogma. Fu infine impiccato a Norimberga, dopo aver ammesso quantomeno una parte delle proprie responsabilità nel massacro, con il solito corollario di assurdi distinguo. I ricordi e il giudizio del figlio Niklas confermano a che livello Hans Frank fu incarnazione del male assoluto: solo così si può spiegare come un figlio conservi in tasca la foto del padre impiccato per “essere certo ogni giorno che egli sia morto”. Ma che dire di Strauss e del suo piccolo Lied?  (...continua...) L'articolo di Erik Battaglia, tratto dal suo nuovo libro "Liederatur" (Libreria Musicale Italiana, 2025), si completa nel numero 308 di  Classic Voice. Nell'immagine: "Mefistofele" di Dietrich Fischer-Dieskau per gentile concessione di LIM editrice

    Il Risiko dei sovrintendenti

    Signori, in carrozza: si parte per un nuovo viaggio! È sempre così quando comincia un’altra avventura: i sogni e le speranze si accavallano inevitabilmente con i problemi e le preoccupazioni che ogni cambiamento comporta. Una realtà che in questo momento tocca in un modo o nell’altro nove fondazioni liriche su quattordici, che si preparano a ripartire nei primi mesi del 2025 con un governo in tutto o in parte trasformato. Non entrano in questa lista soltanto cinque fondazioni, delle quali due fresche di nomina: al Maggio Musicale Fiorentino è arrivato Carlo Fuortes nel marzo scorso, mentre al Massimo di Palermo è stato confermato Marco Betta solo pochi mesi fa. Scadenze lontane anche per il Regio di Torino (Mathieu Jouvin fino all’aprile 2027), per l’Arena di Verona (Cecilia Gasdia fino al febbraio 2028) e per il Verdi di Trieste (Giuliano Polo fino al novembre 2028). Scorrendo l’agenda del nuovo anno, si prende nota che tra marzo e aprile saranno in scadenza i sovrintendenti di cinque teatri ai quali vanno aggiunti i due (Fortunato Ortombina e Massimo Biscardi) che sono stati nominati rispettivamente alla Scala e all’Accademia di Santa Cecilia. Il mandato di Ortombina alla Fenice è scaduto a fine dicembre, quello di Biscardi a Bari sarebbe scaduto nel luglio 2025, per cui nel conteggio finale saranno sette le fondazioni che nel prossimo anno dovranno rinnovare i consigli d’indirizzo ai quali verrà affidato il compito di fornire al ministro una rosa di nomi tra cui nominare il nuovo sovrintendente. Situazione generale molto complessa, come si può intuire, perché la vita di un teatro dovrebbe avere sempre certezze e questi passaggi di consegne spesso non sono indolori. Lo si vede nel caso del Teatro alla Scala, che con Santa Cecilia gode di un’autonomia speciale ed è la più importante delle nostre fondazioni per motivi di bilancio e di visibilità internazionale. A Santa Cecilia il passaggio delle consegne dovrebbe avvenire senza problemi. Il mandato di Michele Dall’Ongaro, presidente e sovrintendente dal 2015 e poi confermato nel 2019, è in scadenza e Biscardi, votato al primo turno con oltre i due terzi dei voti necessari come previsto dallo statuto, si insedierà il mese prossimo. Biscardi non dovrà preoccuparsi del direttore musicale, visto che Daniel Harding è entrato in carica nell’ottobre scorso e sarà legato all’orchestra da un contratto di cinque anni, e nemmeno del cartellone della prossima stagione che è già stato predisposto da Dall’Ongaro e che sarà presentato in primavera. Più complesso, si diceva, il caso della Scala, dove Ortombina deve risolvere velocemente una serie di problemi legati a ruoli apicali nella vita del teatro. Il più urgente l’ha affrontato in queste settimane in cui si è diviso tra Venezia e Milano, in attesa di subentrare ufficialmente a Dominique Meyer dal 1° marzo, e riguarda la posizione di direttore dell’allestimento scenico, incarico fondamentale nell’organigramma: Franco Malgrande doveva andare in pensione, ma resterà fino all’estate del 2027, cercando in questi mesi di far crescere una figura che possa in futuro prendere il suo posto. Coperto anche il ruolo di coordinatore della direzione artistica, affidato a Paolo Gavazzeni che tornerà alla Scala dopo 14 anni, e dopo esperienze all’Arena di Verona e a Macerata. Quanto alla funzione di direttore del corpo di ballo, a cui si è pubblicamente autocandidato Roberto Bolle, ancora per un anno ci sarà Manuel Legris e il nuovo sovrintendente avrà così il tempo per un’esplorazione più meditata. Più delicato il caso del direttore musicale (...continua...). L'inchiesta di Mauro Balestrazzi continua nel numero 308 di "Classic Voice"
  • Recensioni Opere Concerti e Balletti

    Bologna – Guarnieri Requiem per Marzabotto

    All’Auditorium Manzoni i complessi del Teatro Comunale di Bologna diretti assai bene da Tonino Battista, con validi solisti, hanno presentato una novità assoluta di Adriano Guarnieri, una cantata di poco più di un’ora, scritta per gli 80 anni delle feroci stragi naziste del settembre-ottobre 1944 nell’area di Marzabotto. Il titolo, “A loro, nel gelido crepuscolo dell’aurora”, è un esempio del libero rapporto con i testi che caratterizza le scelte poetiche del compositore. Richiama liberamente alcuni versi di Giovanni Raboni tratti da una poesia di Quare tristis. In Raboni si legge: “A loro nell’orrendo / crepuscolo, nel vaneggiare / dell’aurora sia pace”. I versi di Raboni sono anche nel testo cantato, dove il “crepuscolo” è talvolta “orrendo”, talvolta “gelido”; ma è sempre “il crepuscolo dell’aurora”, con un accostamento diretto che forza l’originale, come spesso fa il compositore per una personale esigenza musicale. Ritocchi e audaci omissioni sono frequenti nei suoi testi; ma in questa grande cantata la frammentazione delle fonti poetiche appare maggiore e si notano inoltre frequenti ripetizioni, o di poche parole latine della liturgia del Requiem o di un salmo (in italiano), o dei frammenti tratti da quattro poesie di Quare tristis di Raboni, o da Pasolini. Fa parte dello specifico fascino del pezzo questo ritornare più volte su alcune parole decisive, quasi come se Guarnieri volesse ripensare intensamente la forte suggestione poetico-musicale di brevi frammenti liberamente assemblati, come per coglierne ogni possibile eco. La reinvenzione dello spazio ha un ruolo molto significativo, con due gruppi di trombe posti in alto a destra e sinistra del pubblico e il soprano Livia Rado nella parte superiore del teatro. Sul palco, oltre all’orchestra e al coro, ci sono il soprano Patricia Fodor, il contralto Aloisia Aisemberg e il tenore Marcello Nardis, e forte rilievo solistico ha un violoncello: tutti pregevoli, come la direzione di Tonino Battista. Paolo Petazzi

    Verdi – La Forza del destino alla Scala

    L’ultimo 7 dicembre del sovrintendente e direttore artistico Dominque Meyer conferma le riserve dei

    Orontea veste Prada

      All’inizio del Primo Atto Orontea dichiara che “Superbo Amore… Regnar non speri” nel suo
  • 310 Marzo 2025
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  • Eventi
    Il direttore tedesco dà forfait al progetto del Ring a Milano. L'Oro del Reno a Simone Young

    Thielemann perde l’Anello

    Christian Thielemann non dirigerà l'atteso “Ring” wagneriano a Milano. La notizia a bruciapelo
    Mozart l'Italiano

    Genova, Opera Carlo Felice

      Il febbraio del Carlo Felice di Genova è dedicato a Mozart, e più precisamente al
    E poi inaugurazione di Filarmonica con Chailly (e Barenobim) e tourneé di Chung e Muti

    Medée per la prima volta alla Scala in francese

    Il capolavoro tragico di Luigi Cherubini, ispirato a Euripide e Corneille, fu presentato a
  • Novità CD

    Frédéric Lodéon “Le Flamboyant”

      In Francia Frédéric Lodéon è conosciuto come volto televisivo, il cui senso dell’umorismo ha aiutato la diffusione della musica classica a un ampio pubblico. Ma l’ex allievo di Rostropovic è prima di tutto un immenso violoncellista, dotato di un temperamento impetuoso. La sua eredità discografica per Erato ed Emi viene raccolta per la prima volta in un cofanetto che include numerosi inediti.         Su “Classic Voice” di carta o nella copia digitale c’è molto di più. Scoprilo tutti i mesi in edicola o su www.classicvoice.com/riviste.html      
  • Recensioni CD

    Bailly D’une étincelle

    Maël Bailly (1988), un compositore che in Italia ha avuto due anni fa il premio di Traiettorie della Fondazione Prometeo di Parma, anche per il suo contributo alla diffusione della musica contemporanea, è stato allievo di Gérard Pesson, suona la viola e ama la pratica dell’improvvisazione. Forse del suo rapporto con l’improvvisazione è segno anche la tendenza dei lavori qui registrati ad una grande brevità, a un carattere di rapide miniature, di gradevole freschezza, di mossa, fluida densità, spesso inclini al gusto per il gioco e l’umorismo. Non per caso, credo, è stato scelto per dare il titolo al cd un pezzo del 2021 per saxofono e viola, D’une étincelle (Di una scintilla). Alle scintille possono davvero far pensare gli aspetti migliori delle opere di Bailly qui registrate: oltre a quella citata vi sono La quatrième pomme per flauto, violino, viola, violoncello (dove la quarta mela è una allusione a Charles Fourier), Enchères per piano e percussione (2017, “offerte” in un’asta), Or not prepared per piano (2016), Contreclairon per flauto, viola, tromba, muniti di diapason (2021), Sei miniature per 6 strumenti (2015- 2022), De un umbral vacante al otro per saxofono (2020 “Da una soglia vuota all’altra”, uno studio “aperto” sul rubato), Introduzione e diapo(sitiva), per clarinetto, violino, cello, piano e percussione (2017). Nella maggior parte dei casi i pezzi si articolano in diverse sezioni brevi, con o senza interruzioni. La vena di Bailly non sembra per il momento interessata a superare la dimensione della “scintilla”, talvolta un poco prolungata. L’Ensemble Alternance (fondato nel 1983 dal flautista Jean-Luc Menet) è protagonista di interpretazioni del tutto persuasive. Paolo Petazzi
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pianoforte Maria Narodytska cd Somm Recordings Maria Narodytska, classe 1988, è una pianista ucraina che, tristemente ispirata dal conflitto in corso nel suo paese, ha inciso un disco interamente dedicato

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Beethoven Sonate per pianoforte op.109, 110, 111

pianoforte Davide Cabassi cd Hungaroton Seguo personalmente le incisioni e i concerti di Davide Cabassi da una quindicina d’anni e mi sono sempre trovato di fronte a un pianista del quale non si può