[batteria e composizione] Paul Motian
[sassofono] Chris Potter
[contrabbasso] Larry Grenadier
[cd] Winter & Winter 910 143-2
Nella eleganza, spartana eleganza al pari di Ecm, che contraddistingue Winter & Winter da oltre un decennio, Paul Motian (25 marzo 1931), batterista e compositore di Providence, seconda città del New England dopo Boston, nella sua veste musicale dinoccolata presenta quasi una carta assorbente delle pulsioni del “secolo breve”. Artista unico nel panorama disfatto di questo voltar di secolo (o di millennio?), Motian è in un primo tempo capace di unire le musiche turche, armene e arabe ascoltate in famiglia al jazz, scoperto quand’era quindicenne, in una sorta di melting pot unico e irripetibile. Un background mai abbandonato, semmai rigenerato con la maturità in un’essenza spartana sintonizzata alla perfezione sul panismo di Bill Evans, cui sembra da subito una “spalla” ideale. Count Basie, Duke Ellington, e poi, poco dopo, il jazz folle di Charlie Parker, ascoltati da piccolo, sono ingredienti da rimescolare in qualcosa di nuovo, o perlomeno di innovativo rispetto a quanto il bop produce in quagli anni fervidi di progettualità.. Ma ormai Evans, il cui sodalizio risale al 1959, è per il Motian di oggi un lontano ricordo. Che pure non scorda – anche in questo Village Vanguard vol. II – dove riemergono rielaborate a memoria le complicità evansiane in una sorta di pittura musicale aerea fatta di colore (inteso come timbro soffice) e suono vissuti come una meditazione eterea ed effusiva, come un’elegia in bilico esistenziale tra spiritualità e sensazione tattile.
Alessandro Traverso