editore Libreria Musicale Italiana pagine 305 euro 30
Ecco un libro quasi indispensabile per chi voglia affrontare in maniera non superficiale la conoscenza della musica rinascimentale. E non solo per gli insegnanti, come suggerisce la collana di cui, come volume 5, fa parte: “I manuali”. Questo, dedicato alla polifonia rinascimentale, è prezioso. L’Italia in quel periodo è il centro del mondo, anche per quanto riguarda la musica. Ma non tutti i musicisti sono italiani. Del resto nemmeno in pittura i pittori sono tutti italiani. Ma per quanto riguarda la musica, se il Quattrocento è soprattutto fiammingo, nel cinquecento l’attività di compositori fiamminghi e francesi in Italia è ancora nutrita e rilevante. Basti pensare che, già nel Quattrocento, la cupola brunelleschiana di Santa Maria del Fiore a Firenze è inaugura con un mottetto di Guillaume Dufay. E che la cosiddetta scuola veneziana, cioè la musica della cappella ducale di San Marco, è inaugurata, ai primi del cinquecento, dal fiammingo Adrian Willaert. Fiammingo è anche l’innovatore visionario del madrigale, Cipriano de Rore, che lo incammina sulla via da cui si sviluppa l’esperienza di Monteverdi. È, insieme alla musica del secolo successivo, forse il momento più alto della musica in Italia, con buona pace dei melomani. Il libro ne spiega ampiamente le ragioni con analisi dettagliate di alcune tra le pagine più importanti. Proprio la presenza di queste analisi rende utile, anzi attraente la lettura del libro. Si è fatta tanta retorica, per lo più inutile, sulla inimitabile bellezza dell’arte italiana – che però, come si vede, non è dovuta solo ad artisti italiani – che riesce davvero un necessario antidoto, un indispensabile controveleno questo studio che analizza fatti e non intesse inni. Le pagine dedicate alle partiture di Dufay, Ockeghem, Dezprez, Palestrina, Marenzio, Gesualdo andrebbero studiate e apprese a memoria non solo dagli studenti di un conservatorio, ma da chiunque voglia acquistare una consapevole conoscenza della mirabile e davvero inimitabile bellezza di questa musica.
Dino Villatico
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