[tromba] D. Douglas
[sassofono] M. Strickland
[piano Rhodes] A. Benjamin
[ampeg baby bass] B. Jones
[batteria] G. Lake
[turntables and laptop] DJ Olive
[cd] Koch/Universal 01869 80000060
Con un neanche troppo celato richiamo al Miles Davis di Bitches Brew, Moonshine del compositore trombettista cresciuto nell’area metropolitana di New York Dave Douglas rimette in circolazione quel jazz elettrico che, se a fine anni ’60 aveva il compito di portare negli stadi un genere agonizzante nei club amplificandone i decibel, oggi sa di modernariato come un juke-box proposto a un mercatino. Pur con qualche riserva riguardo all’impiego un po’ ossessivo delle strumentazioni care alle formazioni post davisiane di Zawinul-Shorter (Weather Report) ed Herbie Hancock (Headhunters), occorre dare atto a Douglas e compagni, tuttavia, che se l’electric sound di base è d’antan, analizzata attentamente nell’insieme la proposta musicale è innovativa. Nel panorama del jazz contemporaneo il trombettista newyorkese è l’uomo che sa sperimentare, che non si siede sul già sentito. A Douglas, d’altra parte, i numeri non mancano: dal 1993 ha registrato e pubblicato 21 dischi di sua musica ed è stato ospitato in oltre cento registrazioni. Si dichiara influenzato dalle ritmiche stravinskiane, mentre sul fronte afroamericano i punti di riferimento sono John Coltrane e Stevie Wonder. Dalla fine degli anni Ottanta è stato comprimario di Horace Silver, Vincent Herring, Tim Berne, Don Byron, Dr. Nerve, Bread e Puppet Theater. Nel marzo 2003 ha compiuto quarant’anni ripercorrendo in musica le dieci differenti formazioni di cui è stato protagonista oppure ospite: il Tiny Bell Trio, gruppo pionieristico nel miscelare jazz e musica balcanica, il quartetto Acoustic Masada di Zorn, il Dave Douglas Sextet, il gruppo Parallel Worlds, l’ensemble Charms of The Night Sky, il Dave Douglas Quartet. Le sue collaborazioni annoverano tutti i principali artisti della scena contemporanea.
Alessandro Traverso