Benjamin – Lessons in Love and Violence Written on Skin

interpreti S. Degout, G. Orendt, B. Hannigan, P. Hoare, B. Mehta, C. Purves
direttore George Benjamin
regia Katie Mitchell
scene Vicki Mortimer
teatro Royal Opera House, Covent Garden
regia video Margaret Williams
2 dvd  Opus Arte  OA1309D   

Il terzo frutto della felicissima collaborazione di George Benjamin e Martin Crimp (la loro seconda opera che occupa un’intera serata), Lessons in Love and Violence è uscito in dvd a circa due anni dalla prima rappresentazione (Londra, 10 maggio 2018), al cui successo sono seguite quelle degli altri sei teatri che avevano partecipato alla commissione (Amsterdam, Madrid, Barcellona, Amburgo, Lione, Chicago, italiani assenti per eccesso di provincialismo). L’opera si ispira  molto liberamente alla tragedia di Marlowe Edward II; ma nel titolo con coerenza si riferisce alle “lezioni” che vengono dall’intreccio di amore, politica e violenza, le lezioni che tutti apprendono andando incontro al proprio destino, come quelle subito assimilate dal giovanissimo principe figlio del protagonista, che appena incoronato re vendica l’atroce morte del padre facendone uccidere il principale responsabile, Mortimer (che, divenuto amante della regina, contava di fare del sovrano adolescente il proprio fantoccio). Sei anni dopo la rappresentazione di Written on Skin (che ha mietuto successi e riconoscimenti) Benjamin e Crimp hanno proposto un nuovo lavoro di altissimo livello con caratteri diversi e una drammaturgia per qualche aspetto più vicina alla tradizione, rileggendo oggi una tragedia dell’età elisabettiana che ha un potenziale di spaventosa attualità.
Si ammira sempre la straordinaria, incisiva concisione del linguaggio di Crimp, e la sapienza con cui semplifica e riconduce all’essenziale la vicenda della tragedia di Marlowe (e reale), la storia di un uomo, il Re (Crimp non usa il nome di Edoardo) che muore per amore, per difendere fino in fondo la passione irrinunciabile che lo lega al suo favorito, Gaveston (che nell’opera, come anche in Marlowe, appare più ambiguo e sfaccettato del suo regale amante). E c’è anche l’amore per il Re di Isabel, la regina, che tenta a lungo di ritrovare l’affetto del marito e poi lo abbandona al proprio destino. Nel linguaggio del testo e nella drammaturgia una svolta è segnata dalla rinuncia a far parlare i personaggi in terza persona: non c’è spazio per il complesso gioco di estraniamento drammaturgico che nelle opere precedenti (e in altri testi di Crimp senza musica) si legava alla presenza di figure narranti, quasi che la cupezza del soggetto la rendesse impossibile.
In questo nuovo contesto non delude la musica di Benjamin, che rivela altri aspetti del suo talento teatrale, pertinenti alla cupa asprezza delle atroci “lezioni”. La caratterizzazione vocale è sempre molto persuasiva e l’orchestra è meravigliosa: il magistero di Benjamin nell’evocare colori continuamente mutevoli in rapporto alla drammaturgia è affascinante e si impone con la più immediata evidenza. Una costante tensione non conosce cedimenti nell’arco degli 84 minuti della durata.
Magnifica la compagnia di canto, con Stéphane Degout splendido protagonista, Gyula Orendt ottimo Gaveston, Peter Hoare autorevolissimo Mortimer, Barbara Hannigan impeccabile Isabel e Samuel Boden bravissimo nella breve ma significativa parte del giovane Re (anche a lui non viene dato il nome di Edoardo III). Meravigliosa la direzione dello stesso George Benjamin. Regia efficace di Katie Mitchell, ambientata in tempi moderni, in una grande stanza (con rotazione e arredi mutanti).
La direzione di Benjamin, la regia di Mitchell e la presenza di Barbara Hannigan c’erano anche nel precedente capolavoro di Benjamin e Crimp, Written on Skin, che dopo la prima a Aix-en Provence (2012) era stato registrato a Londra e che qui ritroviamo unito in un cofanetto alle nuove Lessons. Inutile qui riscriverne la recensione; ma l’accostamento è una occasione da non perdere, per confrontare la cupa atrocità e l’asprezza delle Lessons con il peculiare fascino, quasi fiabesco, della storia medievale del cuore mangiato, che Crimp ha definito “una storia bruciante posta in un quadro glaciale”, una vicenda di amore, gelosia e morte raccontata come un sogno fatto oggi, con tre angeli che ci portano indietro nel tempo: l’antinaturalistico straniamento e la doppia temporalità fanno convergere testo e musica in esiti di intensità stilizzata e quasi raggelata, irreale.
Paolo Petazzi

 

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