editore Libreria Musicale Italiana pagine 312 euro 30
A cento anni dalla nascita di Bruno Maderna (1920-1973) esce la prima compiuta monografia a lui dedicata, sintesi non soltanto del lavoro che da almeno quattro decenni i due autori vanno compiendo su di lui, ma anche di tutta la ampia fioritura di studi e indagini che è seguita alla sua morte prematura, fioritura in parte promossa dagli stessi Baroni e Dalmonte, tra l’altro con la fondazione a Bologna del Centro Studi Maderna.
Il libro vuol essere una monografia divulgativa, scritta per far conoscere in tutti gli aspetti la straordinaria intensità della vita e dell’opera di Maderna; ma è indispensabile a chiunque intenda accostarsi al musicista veneziano perché con grande equilibrio fa il punto della situazione su tutti i contributi critici, analitici e di indagine documentaria pubblicati fino al 1° giugno 2020, data di chiusura del volume. La preziosa e accuratissima ricostruzione dell’attività di Maderna direttore d’orchestra che si deve al lavoro di Maurizio Romito (e che sta per uscire come libro), è sempre tenuta presente nel costante e a tratti frenetico intrecciarsi con il lavoro del compositore. Scrisse Boulez (nella bellissima pagina che i due autori hanno citato alla fine del loro libro) che Maderna era “altrettanto vicino alla musica quando l’interpretava come quando la componeva” e ciò si avverte sempre nella concretezza del rapporto con il suono che caratterizza la sua poetica. Il libro inizia con le avventure del “bambino prodigio” degli esordi negli anni 30, segue la formazione del giovane Maderna, dedica la dovuta attenzione anche alle opere degli anni 40, lontane da quelle della maturità, ma spesso molto significative, e guida alla comprensione dei caratteri e del rilievo delle fasi successive, dall’adozione delle nuove tecniche seriali in una personale prospettiva alle esperienze elettroniche, al rilievo centrale del progetto Hyperion nel corso degli anni 60 alla fioritura delle opere conclusive, che avevano anche avuto immediato successo: la morte prematura lo colse nella fase culminante della carriera, anche come direttore. Un ritratto a tutto tondo, in cui nessun aspetto della intensissima attività è trascurato.
Paolo Petazzi
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