pianoforte Alexandre Tharaud 3 cd Erato 0190295180874
Che “registrare sia vitale per lui come l’aria che respira” come recitano le note di copertina di questo triplo cd ce ne accorgiamo immediatamente, anche se forse non nel senso inteso dal pianista. Spiace che un talento indubbiamente di primo livello come l’ex giovane Alexandre, che oggi ha 52 anni (come passa il tempo!) si perda nella produzione di un formato che – lo abbiamo già detto molte volte – un tempo si confaceva, ma in tardissima età, a pianisti assai popolari come Rubinstein. E il grande vecchio dava al massimo il beneplacito per una qualche compilation del tipo “The Chopin I love”, rispettando un mini-progetto monotematico tutto sommato innocente. No, qui ci troviamo di fronte a ben tre cd che totalizzano sessantatré tracce che vanno dal Preludio in Do maggiore del “Clavicembalo” (mi raccomando, solo quello ché la Fuga era di troppo) all’Idillio dai Pièces pittoresques di Chabrier , saltando di palo in frasca attraverso due sonate di Scarlatti, Scarbo, il Tambourin di Rameau, singoli movimenti di Concerti (Rach2, Haydn, Bach…) e giungendo a un terzo volume di Raretès & surprises che contiene tre pezzi lirici di Grieg, il tema da Cinema Paradiso di Morricone trascrizioni dello stesso Tharaud da tunes dei Beach Boys e dulcis in fundo una composizione originale del pianista, sette pezzi da “Corpus volubilis”. Spiace per molti motivi, innanzitutto perché il formato editoriale fa acqua da tutte le parti e non ha nessuna ragion d’essere, ma ancor di più perché la piacevolezza del suono di Tharaud, la sua indubbia maestrìa pianistica, vengono banalizzate anche per la presenza di elementi che non avremmo mai voluto ascoltare. La dolciastra e arbitraria trascrizione da piano-bar dell’Adagietto di Mahler, ad esempio, l’ennesima rivisitazione in chiave umoristica della Marcia turca mozartiana (orrore!) che secondo l’estensore delle note di copertina evocherebbe lo spirito di bravura del pezzo “come probabilmente faceva il compositore stesso” (!). Raramente mi è capitato di rimanere così irritato di fronte a un album siffatto, tanto da riascoltare con occhio più critico anche elementi come Scarbo e accorgermi che, in fondo, ci sono oggi pianisti che suonano molto molto meglio di Tharaud e soprattutto si pongono di fronte alla musica con un atteggiamento di giusto rispetto che evita le non poche libertà testuali qui ascoltate.
Luca Chierici
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