Un atto di discontinuità. E’ quello che chiede l’Assessore alla cultura del Comune di Milano, il compositore Filippo Del Corno (nella foto), al Presidente del consiglio incaricato Mario Draghi attraverso le pagine del “Foglio”. E lo chiede su una delle questioni in cui il governo Conte ha fatto acqua da tutte le parti: la gestione in tempo di pandemia degli enti culturali (teatri, cinema, musei, sale da concerti), chiusi per trascuratezza e forse anche pregiudizio, a pochi passi dagli assembramenti nei centri commerciali e nelle strade dello shopping. “Vorrei proporLe di assumere, come eventuale primo atto del suo governo, un provvedimento cruciale per la rinascita della comunità delle nostre concittadine e concittadini, la cui attuazione non richiede particolare sforzo economico: Le chiedo di predisporre la ripresa delle attività culturali in Italia”, scrive Filippo Del Corno. “Le chiedo una ripresa programmata, coordinata e non reversibile, a meno di nuove drammatiche emergenze sanitarie, che riguardi tutti i luoghi in cui si produce, si tutela, si divulga, si condivide ogni forma di espressione culturale: aprire, nel rispetto di tutte le indicazioni delle autorità scientifiche, musei e pinacoteche, biblioteche e centri culturali, teatri e cinema, secondo una gradualità la cui necessità è evidente e non più rimandabile e frammentabile dalla provvisorietà dell’attribuzione delle fasce di rischio delle diverse Regioni”.
Nei mesi in cui è stato possibile frequentare teatri e sale da concerto, sono state rispettate tutte le norme sanitarie, e tra il pubblico non ci sono stati focolai né rilevanti casi di contagio. Lo sviluppo culturale, secondo la Costituzione italiana, è un dovere che lo stato deve coltivare. Se Draghi ascoltasse parole di Del Corno sarebbe un bellissimo segnale di cambiamento.
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