orchestre London Sinfonietta; Radio-Symphonie-Orchester, Berlin; Cleveland; Royal Concertgebouw; Gewandhaus; Lucerne Festival Orchestra direttore Riccardo Chailly 11 cd Decca 485 1367
Tra il 1979 e il 2018 Riccardo Chailly ha registrato una trentina di partiture di Stravinskij, e questi undici cd documentano una lunga fedeltà e una spontanea congenialità che si era manifestata fin dal 1979, quando Chailly, a 26 anni, diresse The Rake’s Progress guidando la splendida London Sinfonietta al Teatro Lirico di Milano, nell’ambito della stagione della Scala. Nel 1979-80 le prime registrazioni stravinskiane con la London Sinfonietta comprendono una bellissima interpretazione di Renard (un capolavoro assoluto che si ascolta troppo raramente), la suite dalla Histoire du soldat, l’Ottetto e molti altri capolavori per organico limitato, seguiti nel 1984 dal Rake’s Progress, in una incisione che ancora oggi è una delle migliori di quest’opera, grazie anche alle prove di Philip Langridge, splendido Tom Rakewell, e di Samuel Ramey, straordinario nella parte di Nick Shadow. Da allora Chailly è stato protagonista di importanti registrazioni stravinskiane con tutte le orchestre con le quali ha avuto un rapporto stabile, da quella della Radio di Berlino (cui si deve tra l’altro il rarissimo Re delle stelle (Zvezdolikij) a quelle del Concertgebouw di Amsterdam e del Gewandhaus di Lipsia e infine all’Orchestra del Festival di Lucerna: la spontanea congenialità che era parsa subito evidente è stata oggetto di costante approfondimento, in un percorso stravinskiano che include i celebri balletti composti per Diaghilev e molte altre partiture meno note, ma non meno significative. Una gemma preziosa è il Chant funèbre composto per la morte di Rimskij-Korsakov, che si credeva perduto ed è stato ritrovato: Chailly lo propone insieme ad alcune geniali pagine giovanili con l’Orchestra del Festival di Lucerna, con la quale si ascolta anche una travolgente interpretazione del Sacre, in cui si esaltano le eccezionali qualità di questo complesso con sorprendente ricchezza analitica di dettagli. Nella raccolta ora pubblicata troviamo anche un altro pregevole Sacre registrato nel 1987 con l’Orchestra di Cleveland. Nell’Uccello di fuoco (limitato alla suite 1945), in Petrushka e in Pulcinella suona l’Orchestra del Concertgebouw, che con Chailly si rivela molto duttile nel passaggio dai colori fauves e russi dei primi balletti alla appropriazione stravinskiana del vero e falso Pergolesi in Pulcinella. Chailly fa comprendere benissimo come Stravinskij trovi un terreno congeniale nel far esplodere certi gesti pergolesiani (e ha ottimi solisti vocali, Caterina Antonacci, Pietro Ballo, William Shimmel).
Con il secondo e terzo atto del Rossignol ripresi senza le voci nel meraviglioso Chant du rossignol, Chailly e la grande orchestra olandese evocano un altro momento affascinante del teatro stravinskiano. Li ritroviamo anche impegnati in una registrazione dal vivo di un altro momento, del tutto diverso, di quel teatro, nell’Oedipus rex con la parte del narratore recitata in olandese (Cocteau e Stravinskij prevedevano la lingua del luogo), con validi solisti e soprattutto con una direzione che ne esalta l’energia, la tensione inesorabile. Anche in un capolavoro “neoclassico” di stilizzata eleganza come Apollon Chailly, sempre attento alla lezione di Stravinskij direttore, coglie un qualche aspetto di spigolosa tensione e, sempre con l’orchestra del Concertgebouw, è guida ammirevole alle novità del pensiero di Stravinsky in Agon (1953-57), un altro capolavoro non abbastanza familiare al pubblico di cui Chailly rivela la grandezza, e, per ora, l’unica partitura dell’ultimo periodo da lui registrata.
Paolo Petazzi
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