Nella città del Palladio travolge l’ensemble stellare di Antonio Sánchez
VICENZA – Finale col botto al “New Conversations” di Vicenza con il batterista messicano Antonio Sánchez affiancato da Donny McCaslin e Miguel Zénon, rispettivamente al sassofono tenore e alto, e da Scott Colley al contrabbasso. Un quartetto di fuoriclasse che ha saputo fare cerchio attorno al muscolare virtuosismo ritmico dell’artista messicano che debuttò adolescente nella United Nation Orchestra di Dizzy Gillespie e raggiunse l’affermazione con il Pat Metheny Group.
Vicenza Jazz, aperto il primo luglio dal trombettista scandinavo Nils Petter Molvaer, ha accolto la finale della prima edizione dell’Olimpico Jazz Contest, rimasta in sospeso dal 2020, per poi avvicendare sui vari palcoscenici grandi del jazz come il pianista statunitense Brad Mehldau e il batterista di Città del Messico Antonio Sánchez, che si è esibito con il suo quartetto nella serata conclusiva il 10 luglio al Parco Guerini (foto). Dopo la kermesse vicentina la formazione di Sánchez prosegue il 12 luglio alla Casa del jazz di Roma e il 14 a Blues in Villa a Brugnera (Pordenone). Nella veste di band leader ha sfoggiato un repertorio avventuroso nel quale ogni singolo membro agisce mettendo l’esperienza individuale al servizio del risultato di gruppo. Sorprende la tensione agonistica espressa dal batterista in unritmo incessante, in continua evoluzione con cambi inattesi che lasciano spazio agli inserimenti dei due sax e del contrabbasso: fraseggi spezzati di Zénon, melismi di McCaslin, contrappunto di Colley sempre attento a intromettersi a proposito nell’inseguimento di cassa e rullante di Sánchez.
Da segnalare nel corso del festival la suggestiva performance di musica e fotografia allestitanel tempio vicentino di San Lorenzo, gioiello gotico del XIII secolo. Mentre scorrevano le immagini di Pino Ninfa, autore specializzato in reportage sulle sacre rappresentazioni che si svolgono in vari luoghi del mondo, il commento musicale era affidato ai sassofoni e al canto a tenores del compositore sardo Gavino Murgia, sostenuto dai bordini dell’organo a canne toccato da Fabio Giachino. La visione ecumenica di Ninfa ha fatto fare al pubblico un giro del mondo spirituale senza soluzione di continuità fra i rituali indiani del Gange e quelli mediterranei del Venerdì Santo di Alghero e della cerimonia dei Misteri a Trapani. Incappucciati in processione, abbracci, sorrisi e lacrime catturati dall’obiettivo di Ninfa mentre i sassofoni di Murgia gridano cercando nella solennità dei timbri organistici di Giachino lo strano intreccio di canoni e improvvisazione.
Fra i concerti del festival vicentino anche l’intrigante omaggio a David Bowie di Paolo Fresu(che si replica a Umbria Jazz il 15 luglio). Intitolato “Heroes”, il progetto presenta un Fresuinedito alle prese con una trentina di pezzi del “duca bianco” fra cui il celeberrimo This Is NotAmerica.
Alessandro Traverso
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