[interpreti] W. Ablinger-Sperrhacke, T. Gheorghiu, B. Praticò
[direttore] Daniel Kawka[regia] David Pountney[teatro] Opéra di Nancy
L’Opéra di Nancy ha aperto la sua stagione con la nuova opera di Giorgio Battistelli, Divorce à l’italienne, ed è stato un grande successo. Dopo Teorema, Prova d’orchestra, Miracolo a Milano il compositore si è cimentato ancora col cinema, e ha tratto il suo libretto dal celebre film de Pietro Germi, considerato il capostipite della commedia all’italiana. Germi nel 1961 ironizzava sulla mentalità della Sicilia di provincia, l’intenzione di Battistelli era quella di mettere in risalto l’attualità di quella vicenda che poneva in termini ancestrali il problema della coppia. Ma ne è venuta fuori una vera e propria opera comica, un capolavoro di humour musicale che rimanda a Rossini e a Maderna, e che potrebbe diventare il capostipite di una nuova stagione dell’opera comica. Nella partitura, articolate in 23 scene, Battistelli ha steso innanzitutto un colore di fondo caricaturale, affidando tutti i ruoli femminili (tranne quello della giovane Angela) a voci baritonali, sottolineando così il carattere forte e “baffuto” delle donne del Sud (la parte del sensibile e delicato Carmelo Patanè è stata invece scritta per un controtenore). La scrittura vocale sembrava venire direttamente dalla tradizione lirica italiana, con momenti sagomati come delle vere e proprie arie. La scrittura del coro e dell’orchestra, benché non di carattere sperimentale, ricorreva tuttavia ad alcune sofisticate soluzioni timbriche, sfruttate in maniera molto teatrale, trasformando un tic del Fefé cinematografico in un elemento ritmico e percussivo, giocando “rossinianamente” su effetti onomatopeici e reiterazioni incalzanti e un po’ demenziali (della serie “sì, sì, no, no”), creando momenti corali di grande effetto (cori bisbiglianti, cori di baci, il coro sulla parola “cornuto”). Ad accrescere la dimensione esilarante e il colore locale dell’opera ci hanno pensato poi la regia di David Pountney e la scenografia di Richard Hudson: una grande scalinata che saliva verso la chiesa del paese, con un grande letto al centro, talamo nuziale come un totem, simbolo di tutti i matrimoni e dello loro crisi. Tutto evocava l’universo domestico, e molto siciliano, di casa Ferraù: le spaghettate, i fornelli (ovunque, anche attaccati alle pareti), le arance, il canapé, il water, mentre Angela appariva come un personaggio davvero “angelico, adagiata su un letto che scendeva dal cielo. Su un grande schermo, che si apriva e chiudeva come l’anta di una finestra, venivano proiettati i sogni dei personaggi, un filmato di come liberarsi della moglie, mostruosi face morfing che trasformavano la bella Angela nella mostruosa Donna Rosalia. L’Orchestre de Nancy ha dimostrato ancora una volta le proprie qualità, sotto la bacchetta scrupolosa di Daniel Kawka. Azzeccatissimi tutti gli interpreti, a partire dal tenore austriaco Wolfgang Ablinger-Sperrhacke che non faceva rimpiangere Marcello Mastroianni nei panni di Fefè, e dalla Angela del giovane soprano rumeno Theodora Gheorghiu, capace di affrontare con abilità una parte spinta agli estremi della tessitura. Irresistibile Bruno Praticò nei panni (extra-large) di Donna Rosalia, perfetto in coppia con il filiforme controtenore Bernhard Landauer nella parte del pittore Carmelo Patanè.
Gianluigi Mattietti