PARMA[interpreti] M. Pertusi, D. Theodossiou, F. Meli, R. De Biasio[direttore] Daniele Callegari[regia] Lamberto Puggelli[teatro] Regio
«No, giusta causa non è d’Iddio / la terra spargere di sangue umano / È turpe insania, non senso pio, / che all’oro destasi del musulmano». Mica male come attualità, quest’opera del 1843 che si vorrebbe solo patriottica laddove parla di uomini restati nei secoli sempre quelli. Così, Puggelli pone al centro della sua regia non tanto i crociati liberatori quanto Giselda, che condanna ogni guerra in quanto tale: alla rassicurante ideologia risorgimentale sostituendo in tal modo la scomoda laicità d’un Verdi assertore di libertà e giustizia in senso lato. La scena fissa su cui passano delle proiezioni elimina ogni cesura narrativa e sollecita l’immaginazione allacciando le nebbie meneghine al deserto mediorientale, e Sant’Ambrogio al Muro del Pianto contro cui pregano ebrei di oggi mentre sul proscenio lottano i crociati di ieri, che un semplice gesto trasforma nei musulmani odierni: e Pagano resta bieco assassino anche nelle vesti di penitente, il suo politcally correct dando pienamente ragione a Charlie Chaplin quando faceva dire al suo Verdoux che “ne uccidi uno e sei un assassino, ne fai fuori cento e diventi un eroe”.
Daniele Callegari dirige con un giusto mix di energia e abbandono, provvedendo a valorizzare un cast assai buono cui fa corona l’impegnatissimo e bravissimo coro di Martino Faggiani. Dimitra Theodossiou, a fronte di qualche acuto stridulo e troppo spinto, domina a meraviglia una delle scritture più difficili di Verdi galvanizzandola con un temperamento al calor bianco. La linea vocale di Michele Pertusi (bella nel colore, solida nell’emissione, screziata in un fraseggio superbo) lo conferma artista tra i maggiori odierni. Francesco Meli esalta la voce tenorile oggi più bella in circolazione con ottima tecnica ed eccellente fraseggio. I comprimari, infine, sono tutti bravi, in testa a tutti l’Arvino di Roberto De Biasio.
Elvio Giudici
(La versione completa di questa recensione compare sul numero 117, febbraio 2009, di "Classic Voice")