[editore] Meltemi[pagine] 263[euro] 21
Parlare di musica. Non solo scriverne. Tradurre in parole, frasi e concetti un’esperienza percettiva, sensoriale, emotiva. Il nuovo libro curato da Susanna Pasticci arriva al nocciolo della nostra esperienza di appassionati, commentatori, più o meno chiacchieroni (non importa se professionisti o dilettanti): piegare quel vissuto a forme, del linguaggio e del pensiero, totalmente estranee. Frasi principali e secondarie, periodi più o meno ipotetici, costruzioni sintattiche eleganti e no, regolano il nostro ragionare. Ma non il nostro sentire (e forse, neanche il vivere). Ecco il problema, affrontato nell’introduzione dalla curatrice, che riannoda i fili dall’estetica romantica alle riflessioni contemporanee, e poi sviluppato da Gian Piero Moretti in un più denso intervento. Che Anna Proclemer e Antonio Sardi de Letto, svolgono in forma di dialogo. E che Valerio Magrelli sonda con le seduzioni della su poesia. Piace in questo volume il passaggio dalla densità di alcuni saggi alla scorrevolezza discorsiva di altri. Il sapere formalizzato e la (predominante) testimonianza personale. Che cadenza anche l’articolazione dei capitoli centrali. Nel secondo si parla di “spiegare la musica”, divulgarla. E si va dall’esperienza dei programmi di sala redatti per la Filarmonica romana (Arrigo Quattrocchi), al bel sito dell’Università di Siena tutto scienza e divulgazione (Talia Pecker Berio, Cecilia Panti). Meno centrato l’intervento di Giordano Montecchi sulla presenza della musica su quotidiani e periodici in generale: l’articolo su un giornale, anche una semplice recensione, non è divulgazione, ma informazione: la quale ha i suoi statuti, le sue regole e professionalità (e una non trascurabile letteratura teorica). Come d’altra parte conferma l’intervento di Massimo Acanfora Torrefranca sulle guide all’ascolto nei cd, analizzate nella prospettiva di più ampie strategie di comunicazione. Belli e documentati i saggi del capitolo “raccontare la storia della musica” (Piperno, Giuriati, Petrobelli, quest’ultimo in un illuminante dialogo sull’Opera con Antonio Rostagno) anche se non tutti trattano dell’oggetto promesso (più “disciplanato” quello di Zenni sul jazz). Di musica si parla anche alla radio e tv. Come? Chiediamolo a Luca Marconi, autore di una vera e propria semiologia dei passaggi televisivi, qui accompagnata da un più esperienziale, ma non meno significativo, scritto di Susanna Franchi. Stefano Catucci svela i retroscena della conduzione “classica” su Radio3, tra storia e cronaca. Nell’ultimo capitolo parlano i musicisti. Con Campogrande e Signorini anche Max e Francesco, fratelli Gazzè.
Andrea Estero