BOLOGNA
[interpreti] L. Nucci, O. Peretyatko, R. Aronica, R. Rinaldi
[direttore] B. Bartoletti
[regia] G. Cobelli, ripresa I. Guerra
[teatro] Comunale
Dunque tutto esaurito e ovazioni sediziose per il tragico buffone di Leo Nucci, che ormai dovunque canti il ruolo (lui calcola di averlo fatto circa 500 volte) non può esimersi dal bis di “Sì vendetta”: pura adrenalina, sentimento nazionale. Non serve obbiettare che la sua emissione, mai particolarmente generosa, si è ancora asciugata con gli anni. Nel bene e nel male Rigoletto è lui: intonazione sicura, centri compatti, un sol acuto (“è follia!”) che squilla come tromba del Giudizio. Meno bene i legati e le mezze voci, ma superba la sfilata delle maschere umane indossate a rotazione, dall’abiezione dello schernitore e mandante di delitti alla dignità del pater dolorosus verdiano, a gesti di tenerezza accennati e subito troncati, al finale annichilimento.
Perfezione tecnica e talento interpretativo non sempre coabitano; lo dimostra la Gilda di Olga Peretyatko: vertiginosa agilità, bel colore, presenza da calendario, ma algida come le nevi della sua Russia (la risentiremmo volentieri nella Regina della Notte). È molto giovane e potrà forse maturare nel ruolo; non così – temiamo – Roberto Aronica, un Duca falloso nelle conclusioni, stentoreo anche dove non serve e uniformemente volgarotto negli approcci seduttivi.
Con olimpica indulgenza Bartoletti pilota il flusso scenico, però il suo gesto si accende di guizzi monelleschi nei concertati, o su certi accenti orchestrali fuori sincrono, o nei passaggi che sanno di sinfonico. Se solo osasse di più… La regia osò a suo tempo, con specchi e pareti mobili, un primo atto fra languide nudità alla Alma Tadema, encausti alla Mantegna e mobilia di Fortuny, essenza di perdizione decadente. Bruttissimi i cassoni e i costumacci da cadetti di Guascogna nel second’atto, il terzo si riscatta con scabre rovine piranesiane.
Carlo Vitali
(la versione completa di questa recensione compare sul numero di giugno 2009 di Classic Voice)