interpreti D. Dessì, F. Armiliato, A. Mastromarinodirettore Maurizio Barbaciniregia Massimo Gasparonregia video Michelangelo Rossiorchestra Orchestra Filarmonica Marchigianaformato 4:3 letterboxsottotitoli It., Ingl., Ted., Fr., Sp.dvd Arthaus Musik 101 363
Nel panorama operistico del primo Novecento, a Zandonai deve essere riconosciuto un posto di spicco, innanzitutto per la sua Francesca da Rimini. Compositore “trasversale”, capace di attingere a diverse esperienze (le tracce si sentono proprio tutte, da Wagner a Strauss e Debussy), orchestratore eccellente e dotato di uno spiccato senso teatrale, che gli permette di sfruttare abilmente i levigati e lambiccati versi dannunziani per fornire adeguato sfondo (un medioevo fosco, arcano e ferrigno, dove predomina un onore aristocratico brutale e sprezzante degli affetti) alla vicenda degli sfortunati amanti già immortalata nel V canto dell’Inferno dantesco, e per far emergere il controverso personaggio di Francesca, che Zandonai consente di ritrarre come una moderna eroina, cui ogni felicità è negata da una società chiusa al soffio degli affetti e protesa al calcolo politico. Costretta con l’inganno a sposare un uomo non voluto, deforme nel fisico e violento nell’animo, la sua adolescenza violata dura quasi lo spazio di un mattino: l’amore sincero e trasparente per il cognato Paolo, dopo essere stato a lungo represso, la travolge, pur tormentandola, e la conduce verso la morte riparatrice degli equilibri familiari infranti. Un ruolo chiave così insidioso e psicologicamente sfaccettato, immerso da Zandonai in una morbida e liquida atmosfera liberty, è diventato un punto di riferimento soprattutto grazie alle interpretazioni “storiche” di quattro grandissimi soprani. Da nominare per prima è Magda Olivero, portata ad una visione “dannunziana” di Francesca, e quindi alla sua trasfigurazione in una dimensione quasi disincarnata ed eterea, tutta giocata sul filo di fraseggi ora taglienti, ora di cristallino languore (cd Myto e selezione Decca). Un personaggio distaccato dalla realtà, secondo un’intuizione sviluppata poi, con estrema sensibilità e raffinatezza, da Raina Kabaivanska: difficile non ricordarla, ad esempio, nello splendido spettacolo veronese di Samaritani e nel cd Rca con il Paolo araldico di Matteuzzi (scelta inusuale, ma geniale; attenzione anche alle prove maiuscole di Manuguerra come Gianciotto e De Palma come Malatestino). Resta un caso a parte la Francesca della Gencer, che merita di essere ascoltata nel live triestino del 1961 (Arkadia): travolgente e personalissima come sempre, in quel suo primo periodo. Infine, si fa per dire, Renata Scotto, protagonista memorabile dell’altrettanto straordinario spettacolo del terzetto Faggioni-Frigerio-Squarciapino, a tutt’oggi ancora il migliore. Recitazione emozionante da parte di tutti, tale da imprimersi indelebilmente nella memoria: vedere per credere il gioco di sguardi Scotto-Domingo nel finale del I atto, le entrate di MacNeil e di Lewis nel secondo, e poi – ovviamente – tutta l’evoluzione di Francesca, di cui la Scotto non trascura proprio nulla, dalla trepidante innocenza del I atto fino alla tragica e inquietante brama di morte (una cosa tutta sua) del III e del IV atto. Prima scelta assoluta, dunque, per questo dvd (Dg), anche per la direzione eccezionale di James Levine e la mobilissima regia video di Brian Large. Alla schiera dei pochi ma buoni si aggiunge ora il video della messinscena maceratese del 2004, giustificato soprattutto per il glamour della coppia Dessì-Armiliato, in una delle sue prove più riuscite. Per il resto, ogni paragone con il passato è improponibile: c’è poco scavo e la regia è superficiale e a corto di idee. (26 agosto 2009)
Giovanni Chiodi