tenore Lawrence Brownlee pianoforte Kevin Miller cd Warner 5054197563713
Col dichiarato intento di cantare “non soltanto le nostre lotte, ma anche i nostri trionfi”, Brownlee abbandona provvisoriamente le lande rossiniane che l’hanno reso famoso (quantunque io ricordi con infinito piacere anche la sua Platée di Rameau) per dedicarsi alla musica del periodo tra le due guerre noto come “Harlem Renaissance” o, più politicamente, “New Negro Movement”, nel quale il jazz conobbe il suo periodo più fulgido. Tra i più illustri rappresentanti del quale c’è il poeta Langston Hughes, i cui versi formano la colonna vertebrale del recital, musicati da Robert Owens (i due cicli Desire e Silver Rain) e da Brandon Spencer (il ciclo Songs of the Seasons). Inoltre, Brownlee ha esplicitamente chiesto a sei compositori afroamericani contemporanei di scrivere per lui, ottenendone brani molto diversi tra loro, accomunati tuttavia dal sempre valido intento di comunicare idee – e dunque far politica – attraverso la musica, che le fissa molto meglio nella memoria collettiva di quanto facciano i soli versi.
Confesso che del jazz in generale e della musica afroamericana contemporanea in particolare, so da nulla a poco: e dunque le mie impressioni sono puramente oggettive e per lo più epidermiche, sempre però ammirative di fronte alla loro sincerità espressiva, ulteriormente potenziata da esecuzioni che mi paiono strepitose.
Certi ritmi sincopati alternati a lunghi, lunghissimi melismi (la tenuta dei fiati di Brownlee è formidabile), ad esempio, nonché a passaggi di coloratura nettamente virtuosistici conclusi spesso con ispide proiezioni all’acuto: Brownlee li rende momenti elettrizzanti, così come rende evidenti
certe assonanze con le più note musiche di Copland o Barber. Superbo l’accompagnamento di Kevin Miller, memorabile soprattutto in certe atmosfere quasi impressionistiche della compositrice Margaret Bonds.
Elvio Giudici