editore Edt
pagine 121
euro 12,50
Nel 1974 la figura di Glenn Gould era così “rock” che “Rolling Stone” gli dedicò una lunga intervista, pubblicata in tre puntate. Aveva 42 anni e da dieci aveva abbandonato la vita concertistica per dedicarsi alla sala d’incisione e alla creazione di programmi radiofonici e televisivi. Un “personaggio” per il music magazine, quasi come gli eponimi divi. Incalzato da John Cott, e nonostante la sua proverbiale timidezza, Gould si racconta a ruota libera, con una franchezza che non si ritrova nei suoi scritti. E affronta, compendiandoli, i temi a lui più cari: la registrazione come arte, il rapporto coi grandi compositori del passato, la curiosità nei confronti delle musiche che piacevano ai suoi “ospiti”. Pubblicata in volume nel 1984, tradotta in italiano già nel 1991, l’intervista esce ora per Edt in una nuova traduzione, completa di repertorio musicale e programmi radiofonici e televisivi di Glenn disposti in bell’elenco. Restando, al di là di tutto, un significativo esempio delle potenzialità che si annidano nell’incontro tra mondi e culture diversi.
Andrea Estero