Kirill Petrenko
Una direzione che dialoga alla pari con quelle mitizzate di Karajan e Kleiber. Questo si leggeva nei giorni successivi al Rosenkavalier diretto da Kirill Petrenko alla Scala, la pietra miliare del 2024 musicale appena concluso secondo la maggioranza dei nostri collaboratori (e non solo), invitati a stilare una lista ideale dei personaggi dell’anno. Basta “solo” un’apparizione per conquistare la vetta? Sì, se – come nel caso di Petrenko – gli esiti musicali lo giustificano. La prima incursione operistica di Petrenko in Italia è qualcosa di destinato a rimanere nella storia del nostro paese e ovviamente della Scala.
Omer Meir Wellber
Direttore musicale fuori dagli schemi, un trascinatore che al Massimo di Palermo, grazie all’intuizione di Francesco Giambrone (ora all’Opera di Roma) ha fatto letteralmente di tutto, persino suonare negli ospedali, dando un plastico esempio di cosa dovrebbe (anche) essere questo incarico, ovvero indicare nuove vie, nuove musiche, nuovi registi, forgiare progetti alternativi a dispetto dei limiti e delle difficoltà. In una parola: mettersi in gioco, anziché chiudersi nella comfort-zone della routine.
Emmanuel Tjeknavorian
In carica da appena un anno alla Sinfonica di Milano e subito capace di dare la scossa con un approccio “militante” al ruolo. Tjeknavorian dirige, suona il violino (il suo strumento d’elezione, che ha in parte sacrificato per intraprendere la carriera direttoriale), si sfila dal podio per affrontare la musica da camera coi suoi colleghi: un ciclone sorridente che ha eliminato la parola routine.
Ottavio Dantone
Fantasia, pertinenza stilistica e un suono ormai immediatamente riconoscibile sono diventati i tratti distintivi di Accademia Bizantina, la cui attività strumentale va di pari passo con l’impegno nel rendere il teatro barocco presenza permanente nei teatri italiani. Merito del suo direttore dal 1996.
Francesca Dego
La violinista è stata tra le pochissime musiciste a fornire una solida proposta di ascolto di Ferruccio Busoni a cento anni dalla scomparsa. Al disco realizzato con la Bbc Symphony (in cui il Concerto di Busoni è affiancato al suo modello principale, il Concerto op. 77 di Brahms) ne è seguito un altro, altrettanto importante, con le due Sonate per violino, offrendo di Busoni un ritratto alternativo ma complementare a quello del virtuoso del pianoforte.
Mathieu Jouvin
Sul filo rosso delle proposte coraggiose e non scontate, tra i dieci personaggi dell’anno “Classic Voice” premia il sovrintendente del Teatro Regio di Torino Mathieu Jouvin: sua l’idea, inedita per non dire utopistica, di anticipare l’inizio della stagione d’opera con un trittico legato alla figura letteraria, cinematografica e operistica di Manon Lescaut, proponendo i tre titoli principali che l’Ottocento musicale ha realizzato su di lei. Centratissimo il concept, ma anche la scelta di affidare l’intero progetto alla mano di un unico regista, Arnaud Bernard.
Alexandre Dratwicki
Direttore artistico di Palazzetto Bru Zane, fondazione specializzata nello studio e nel recupero della musica francese del XIX secolo e del primo Novecento. In tre lustri le ambizioni del Palazzetto sono sempre cresciute, non limitandosi solo all’aspetto esecutivo (con coproduzioni internazionali che toccano le principali capitali europee), ma espandendosi anche a quello editoriale. Lungi dall’essere un’operazione museale, quest’avventura ha messo in evidenza la prassi produttiva dell’industria teatrale dell’Ottocento, svelandone aspetti ancora in buona parte inediti.
Pierre Audi
Alla guida del Festival di Aix-en-Provence, Pierre Audi ha condotto in porto l’impresa di eseguire in dittico, in un’unica serata, le due “Ifigenie” di Gluck, un abbinamento che ha permesso di cogliere le simmetrie e le corrispondenze tra i due titoli, affidati entrambi alla mano di Dmitri Tcherniakov e a un’unica protagonista, Corinne Winters, che di fatto ha cantato due opere di fila…
Aldo Sisillo
Per l’attività di OperaStreaming, il primo portale regionale italiano, sostenuto dall’Emilia-Romagna, che ogni anno propone otto produzioni nate in quella Silicon Valley dell’opera che è il macro distretto della via Emilia, da Piacenza a Rimini.
Andrea Compagnucci
Sostenere l’opera significa anche finanziarla. In questo senso, la figura del fundraiser è diventata decisiva quasi quanto quella del sovrintendente o del direttore artistico. Andrea Compagnucci, 44 anni, ha “festeggiato” i 20 milioni di euro di sponsor e donazioni raccolti in carriera per i teatri d’opera italiani (al netto di banche e fondazioni e sponsor istituzionali).
Le motivazioni complete si leggono nel numero di “Classic Voice” in edicola o disponibile in formato digitale qui http://www.classicvoice.com/riviste/classic-voice-digital/classic-voice-307-digitale.html