pianoforte Vladimir Ashkenazy
2 cd Decca 478 2163
Quasi un contrappasso, e un risarcimento, al ritiro dall’attività solistica del grande pianista si deve considerare questo nuovo approdo a Bach, autore che era rimasto sostanzialmente estraneo al pur ampio paesaggio discografico composto da Ashkenazy. L’incantesimo si era rotto, appunto, due anni fa con un sorprendente Clavicembalo ben temperato ed ora il discorso prosegue con le sei Partite, testimonianza che riconferma la linea di estrema trasparenza, nel senso già indicato dal Clavicembalo , ossia un Bach essenzialmente pianistico, senza rimpianti clavicembalistici ma neppure senza sovraccarichi romantici. Un discorso tracciato nella sua eloquenza naturale, con quel leggero distacco che consente all’interprete di osservare il carattere di ogni danza entro la prospettiva unitaria di ogni Partita; un flusso discorsivo che si snoda con una straordinaria linearità grazie anche alla qualità di quel pianismo che attraversa i più complessi snodi polifonici con una flessibilità e con una trasparenza che consente di seguire ogni linea ma senza quei turbamenti, quei sussulti, avvincenti senza dubbio, con cui viveva la polifonia un Richter e neppure l’astratta freddezza, anch’essa per suo verso affascinante, di un Gulda.