baritono Erwin Schrott
pianista Pablo Ziegler
cd Sony 88697844742
È impossibile restare fermi: ma non è solo il tipo di musica, è soprattutto come viene eseguita. Non sono un esperto di tango, e neppure ne ho ascoltati molti (di quelli autentici, intendo): ma quando il prodotto è genuino, per dir così, lo s’avverte subito. Schrott investe qualunque cosa canti della sua debordante personalità: figuriamoci cosa fa succedere in un repertorio che tanto palesemente possiede fin nell’ultimo globulo rosso del suo sangue. E per giunta, sono musiche bellissime. “Nell’opera, il tenore s’innamora del soprano, e allora il baritono uccide il tenore, il soprano s’ammala e muore. Alla fine, il baritono resta solo. È esattamente quanto succede nel tango: ma in un minuto e mezzo. Dramma in miniatura, con intensità e passione senza fine”: Schrott non poteva definire meglio non solo il tango in sé, ma il suo modo di cantare il tango.
Quella malinconia inquieta, quella passione mescolata inestricabilmente con la tragedia, quel fascino notturno che circola di nota in nota assieme a una sorta di sfinimento erotico: la voce strepitosamente bella (che in neppure una frase ha quel che di supponente tanto spesso connaturato al cantante d’opera che si concede uno sfizio “facile” – e nella stragrande maggioranza dei casi ci resta dentro) si alza da un accompagnamento di profonda suggestione, sempre personalissima, inconfondibile tanto nel timbro quanto nella totale immedesimazione, nella voglia incontenibile di far vivere qualunque cosa canti, di comunicare. È il canto nella sua quintessenza. È un capolavoro. E.G.