pianoforte Paolo Restani
quartetto d’Archi della Scala
cd Decca 4764373
Due capolavori assoluti della letteratura per quintetto con pianoforte. Forse è proprio col Quintetto op. 34 che Brahms sigla la sua pagina cameristica più alta. Il raggiungimento di tanta perfezione, però, fu frutto di una tormentata genesi: iniziato nel 1861, il lavoro fu soggetto a molte metamorfosi, soprattutto d’organico, e solo quattro anni dopo raggiunse la sua forma definitiva: raro miracolo di equilibrio strutturale del quale beneficiano sia i colori sia le linee melodiche. Considerato l’atto di nascita del Romanticismo cameristico, il Quintetto op. 44 di Schumann, che vide la luce diciott’anni prima di quello di Brahms, fu anch’esso oggetto di una laboriosa gestazione. L’opera è un modello di dinamismo e di freschezza che sposa il rigore stilistico del quartetto alla fantasia immaginativa, alla ricchezza e alla libertà concertante della scrittura pianistica di Schumann. Pietra miliare della musica da camera, i suoi quattro tempi sono pensati come un inarrestabile cammino verso il finale, dove la lunga elaborazione del microcosmo tematico raggiunge la sua pienezza. Due pagine tanto fondamentali e impegnative sono spesso oggetto di interpretazioni improntate a una certa grandiosità, ambiziose di diventare le definitive. Atteggiamento estraneo sia ai quattro archi scaligeri sia a Paolo Restani che ne danno una lettura di grande eleganza formale, sì, ma avvincente e all’insegna di una spigliata vitalità.
di giancarlo cerisola