pianoforte Sviatoslav Richter
cd Alto ALC 1115
Si tratta di registrazioni effettuate durante la tournée di Richter a Tokyo nel 1979, occasione preziosa oggi per ritrovare il senso così originale di accostarsi a Schubert da parte del grande interprete. Uno Schubert quello delle due Sonate che non ha ancora toccato i vertici delle supreme testimonianze dell’estrema maturità e tuttavia Sonate già molto significative di quel modo di rivivere la “grande forma” attraverso un rapporto di tensione tra il saldo principio dell’unità tematica e la mobilità della trasformazione motivica. E proprio questo carattere sembra stimolare la visione di Richter nel gioco di luci e ombre attraverso il quale va rivivendo il grande “racconto”, con le sue determinazioni, i suoi abbandoni: lo stupendo Adagio della Sonata in fa minore (un tempo considerata pagina isolata, probabilmente precedente l’anno di composizione degli altri movimenti), come contrappeso al tempestoso Allegro finale della Sonata la cui unità sembra ricomporsi proprio nel segno del contrasto, al di là dell’apparente frammentarietà: Schubert infatti lasciò incompleta la ripresa del primo movimento e di quello finale, probabilmente per celerità della scrittura, dando per scontato il carattere ripetitivo della ripresa; Richter, tuttavia, scrupolosissimo verso il dettato esterno (non suonava le cadenze di certi Concerti di Mozart in quanto “non scritte dall’autore” il quale, si sa, era solito improvvisarle mentre le scriveva solo quando gli esecutori erano altri) si arresta al momento in cui la penna si è staccata dal foglio. Non senza emozione, anche da parte del pubblico, che applaude.
di Gian Paolo Minardi