(Garzanti, 288 pagine, 22 €)
Nel novembre 2004, quando Harvey Sachs spalanca il portone del massiccio e anonimo condominio viennese di pietra grigia in cui Beethoven visse gli ultimi mesi della sua vita e compose la Nona Sinfonia, trova bidoni traboccanti di spazzatura e un paio di targhe commemorative annerite. Eppure proprio da lì uscì Beethoven il 7 maggio 1824, una o due ore prima della première del suo capolavoro, concepito in un decennio della storia europea segnato dalla repressione e diventato simbolo di libertà e di gioia grazie al messaggio di fratellanza universale contenuto nell’ultimo movimento, le cui parole sono tratte dal Lied di Schiller Alla gioia.
DI ROSA ALBA BUCCERI