mezzosoprano Joyce DiDonato
direttore Kazushi Ono
orchestra Opéra di Lione
cd Virgin 64198606
prezzo € 15,50
Sette divi contro sei dive. E un vincitore solo: il teatro. Perché Joyce DiDonato non è solo una grande cantante, che sarebbe già abbastanza dato il tipo di repertorio: molto di più, è una grande artista. Voce di timbro genericamente bello, è dunque in primo luogo la gran tecnica con cui il fiato s’appoggia e viene proiettato, a fornire combustibile per il fuoco d’una fantasia che quel timbro trasforma in una miniera di colori, una messe d’accenti con cui ogni singola frase si modella come singolo tassello del personalissimo ritratto finale, quello d’un personaggio che è suo e suo soltanto. La finezza di scegliere per Rosina “Contro un cor” anziché la più ruffiana “ma se mi toccano”: ma è appunto il luogo dove molto meglio può definirsi la sua personalità nei confronti del lì presente innamorato, ed è puntualmente lì che l’interprete ne fa un assoluto capolavoro. C’è un magnifico Romeo belliniano, con fior di spericolate variazioni alla “tremenda ultrice spada”. C’è un rondò di Cenerentola addirittura paradigmatico, senz’altro il migliore oggi ipotizzabile da qualunque teatro dell’universo mondo. Magnifico il tono assorto, doloroso ma via via più lacerato in una progressione lancinante, che rende il “Non più di fiori” di Vitellia un’unica colata lavica. C’è una rattenuta, austera, struggentissima “ardente flamme” di Berlioz. Qualche bonbon per rendere omaggio all’arte del canto (i due Cherubini di Massenet e di Mozart; il Siebel di Gounod), una splendida incursione nel salotto tutto balocchi e profumi di Massenet (l’aria del Prince Charmant dalla Cendrillon). C’è una proposta quanto mai interessante per un direttore artistico dotato d’orecchio e discernimento: l’aria di Susanna, parte notoriamente parecchio bassa per i soprani leggeri cui tanto spesso viene affidata, e invece tocchiamo con mano quanto la sua sensuale carnosità s’espanda con assoluta spontaneità ove sia appannaggio d’una voce come questa. E infine i tre minuti più stupefacenti, la ciliegina su di una torta da chef a tre stelle: l’inno alla musica che Strauss affida nell’Ariadne al suo Compositore, che raccoglie l’eredità della Seefried e della Jurinac elaborandola in una nervosità ansiosa e febbricitante d’esaltazione, che è cosa da teatro pienamente moderno. Teatro, appunto: quello di cui Joyce DiDonato è esponente tra le massime di oggi. E.G.