Chopin
Sonata n. 3 op. 58
Rondo op. 5
Valzer op. 18
Andante e polacca op. 22
pianoforte Daniil Trifonov
cd Decca 476 4347
Se il curriculum della Avdeeva è tutto un susseguirsi di premi, altrettanto si può dire di quello del più giovane Daniil Trifonov, che nel corso del 2011 ha meritato due prime posizioni al Concorso Arthur Rubinstein di Tel Aviv e al Ciaikovskij di Mosca, dopo essersi piazzato al terzo posto allo Chopin dell’anno precedente. Siamo qui in presenza di un artista da un certo punto di vista più interessante della Avdeeva, anche se il maggiore interesse deriva, nel caso di Trifonov, dal possesso di una personalità più spiccata e quindi meno “rassicurante” per la media di una giuria in genere abbastanza conservatrice come è quella del concorso di Varsavia (non a caso Trifonov ha suscitato l’ammirazione di due personaggi controcorrente come la Argerich e Zimerman). Il cd della Decca è stato registrato a Venezia e a Sacile su un Fazioli F 308 durante lo svolgersi di due recital pubblici (gli applausi però sono stati a volte tagliati). Da questi ascolti è facile capire come mai a Trifonov non sia stato assegnato il primo premio al concorso di Varsavia: ascoltiamo qui una successione mozzafiato di esecuzioni smaglianti, con la tendenza da parte del pianista a sottolineare certi aspetti meccanici e molto virtuosistici che quasi sicuramente erano estranei all’approccio interpretativo dell’autore. La lettura ipervirtuosistica di Trifonov coglie nel segno certamente nel caso del Rondò op. 5, meno nel Valzer op. 18 che rischia di diventare un saggio spettacolare sulle note ribattute. Anche l’Andante spianato denuncia troppe inquietudini, mentre la successiva Polacca ricorda da vicino i bagliori del suono metallico che veniva sfoggiato da Horowitz in una celebre esecuzione degli anni ‘40. Con le Mazurke op. 56 parrebbe assistere all’inizio a un cambiamento di registro, che viene quasi subito contraddetto da una… spinta di acceleratore verso gli aspetti meno introspettivi di questi testi così problematici. Anche la Sonata op. 58, certo il momento formalmente più impegnativo nell’impaginato di questo disco, tradisce il succedersi di momenti meditativi e scoppi di esuberanza senza una precisa motivazione formale, piuttosto seguendo l’estro di una sensibilità vivissima. D’altro canto è quasi impossibile pretendere da una personalità così estroversa una lettura perfettamente equilibrata, spontanea e allo stesso tempo stilisticamente ineccepibile, che solamente pochissimi pianisti nella storia sono stati in grado di comunicare fin dai loro esordi. È assai probabile però che Trifonov prosegua nel tempo il suo cammino verso una splendida maturazione e quindi possa presto ricoprire un posto di grande rilievo nel panorama concertistico.
di Luca Chierici