soprano Philippa Hyde
ensemble The Parley of Instruments
direttore Peter Holman
cd Chandos 0776
Dispersivo e anche un po’ greve appare questo panorama musicale della Londra “intorno” al 1700 (ma i dintorni sono davvero tanto larghi, comprendendo ben due generazioni): vi si sentono sopravvivere forme vocali e strumentali del recente passato e praticare generi moderni, vi si vedono convivere, e configgere, generi e stili di autori inglesi (Henry Purcell, William Croft, John Weldon, Johann Cristoph Pepusch, Raphael Courteville), italiani (Giovanni Battista Draghi, Nicola Matteis, Nicola Francesco Haym), tedeschi (Georg Friedrich Händel). Dai brani presentati sembra che nessuno di essi sia in grado di esprimere se stesso oltre una corretta ma noiosa medietà stilistica. L’impressione è dovuta, con ogni probabilità, sia all’impaginazione sin troppo antologica del programma musicale, sia alla prestazione esecutiva stanca e poco brillante dell’ensemble strumentale. Immaginiamo che per un obiettivo tanto vasto – come la presentazione di un contesto musicale caleidoscopico qual è quello londinese barocco – sia più opportuno concentrarsi su più documentazioni monografiche anziché sulla dimostrazione dell’esistenza di un linguaggio comune che, almeno in questo caso, si ottiene a spese delle peculiarità idiomatiche dei singoli compositori.
di carlo fiore