tenore Vittorio Grigolo
direttore Pier Giorgio Morandi
orchestra teatro Regio di Parma
cd Sony 88697937742
Non sono Biancaneve, e le ragioni del marketing non solo le capisco ma le approvo anche, dato che se hanno sempre fatto parte del gioco, oggi sono più essenziali che mai. Dunque va benissimo il cross-over, spinto alla commistione aria d’opera-canzone nello stesso recital sia esso discografico o concertistico. Perché no? Ci sono canzoni splendide, e per giunta oggi le arrangiano molto meglio di quanto facessero tanti anni fa. Il discrimine allora si sposta non sulla linea di confine tra farlo o no, il cross-over: ma tra chi lo sa fare e chi ci resta invece dentro. Grigolo non solo lo sa fare: lo fa da grande, forse il migliore che abbia ascoltato. Anche perché non canta le canzoni da tenorissimo ma da tenore artista: che affronta l’aria d’opera con un tono intimo e colloquiale che non so se sarebbe possibile nella normale totalità dell’opera in teatro, ma che forse proprio per questo consente ottiche molto originali e moltissimo intriganti. Un “Recondite armonie” ricondotto al suo carattere di sogno ad occhi aperti, nel quale di solito non si declama a pieni polmoni ma si sussurra per se stessi, abbandonandosi a un sogno il cui componente primario, perché no, è l’erotismo. Il lamento di Federico (davvero stupendo), come il dolore intimo, rassegnato, tutto a fior di labbro di Non ti scordar di me. “La donna è mobile” come riflessione notturna sull’eterno pallottoliere sessuale che comincia a sfilacciarsi nella noia, con un sospetto all’orizzonte di solitudine angosciosa, la cadenza quale sorta d’estrema asserzione d’un qualcosa in cui si vuole ancora credere, sì, ma solo perché l’alternativa sgomenta. In mezzo, un Arrivederci Roma straordinario (e arrangiato da dio); canzoni napoletane cantate da tenore ma da tenore che ha ascoltato molto più Murolo che Caruso; una Chitarra romana come solo può cantarla un romano che non spampana ma esulta sprizzando gioia di vivere mescolata alla malinconia sensuale che ispira il ponentino. Quando ha cominciato, confesso, credevo fosse uno dei tanti fuochi di paglia, Grigolo: adesso, a parte che canta infinitamente meglio, hai visto mai stia diventando il nostro maggiore artista?
di Elvio Giudici