clavicembalo Sophie Yates cd Chandos 0777
La “ritrattistica sonora” di Claude-Bénigne Balbastre (1727-1799) raffigurata nei “Pièces de clavecin” (1759), esempio avanzato cronologicamente di un genere che vide l’apogeo in François Couperin e poi in Rameau, può ancora suscitare emozioni all’ascoltatore odierno qualora la si collochi in un panorama immaginario in cui le “maniere”, l’ossequio o la deviazione dai comportamenti codificati, i vezzi e le idiosincrasie sono i più autentici tratti distintivi della personalità di chi scriveva la musica e di chi, percependo in essa allusioni personali, la ascoltava. Dal punto di vista esecutivo, oltre alla grande complessità figurale e ornamentale, risulta particolarmente arduo organizzare il discorso musicale entro strutture fraseologiche tali da risultare consistenti rispetto alle leggi melodiche e armoniche e, allo stesso tempo, coerenti a una forma il cui piano è assimilabile più al “rebus”, alla “miniatura”, all’”istantanea” che all’architettura. Di questa sfida interpretativa è perfettamente consapevole Sophie Yates che, alla minuziosa disamina della pagina musicale fa seguire ricostruzioni mai frammentarie e timbricamente vaporose, ove le funzioni semantiche di ogni ripetizione e di ogni variazione si concatenano con naturalezza.
di Carlo Fiore
