pianoforte Paolo Restani
cd Decca 4764351
Esecuzioni non solamente impeccabili, quelle di Restani, in un campo dove esistono numerosissimi, temibili esempi di confronto, ma sorrette da una completa assimilazione stilistica della storia dell’interpretazione brahmsiana e arricchite da idee personali di gusto sempre squisito. Ho apprezzato particolarmente certi particolari dell’op. 9, uno dei “set” meno eseguiti in concerto, lo sfoggio di cantabilità nell’op. 21 n. 1, dove sono certo che Restani ha interiorizzato una mitica esecuzione di Edwin Fischer, la gioiosa vitalità dell’op. 21 n. 2, anch’esso luogo brahmsiano tra i più ingiustamente trascurati, per non parlare della scioltezza e precisione meccanica del lungo pedale in ottave che porta la fuga dell’op. 24 a momenti di esaltata concitazione, un luogo dove tutti i pianisti rallentano un po’ e (dal vivo) arrancano alquanto. Restani aggiunge come bonus uno degli studi scritti da Brahms su soggetti che già allora erano dei classici del romanticismo pianistico, in questo caso l’Improvviso in mi bemolle op. 90 n. 2 di Schubert, dove Brahms opera un’inversione dei ruoli tra le due mani, anticipando i giochi diabolici di Godowsky. Una curiosità, oltretutto di attribuzione incerta, che si porrebbe logicamente accanto alle trascrizioni dello stesso genere che il musicista aveva operato sul finale della prima Sonata di Weber o sulla Ciaccona di Bach.
di Luca Chierici