interpreti P. Lopez, R. Milanesi, D. Galou, R. Mameli, F. Zanasi,
A. Giovannini, M. Sakurada
direttore Jordi Savall
orchestra Le Concert des Nations
3 cd Naïve 30513
Quello di Apostolo Zeno è uno dei libretti più fortunati dell’epoca, musicato da almeno sedici altri compositori: si legge difatti con estremo diletto (mai che si rendano conto, i programmatori scolastici, quale partito si potrebbe prendere dai moltissimi splendidi testi teatrali del nostro Settecento), e si capiscono molto bene le ragioni per le quali riuscì tanto suggestivo a un pubblico che aveva letto da poco Marco Polo.
Zidiana, giovane e tuttora illibata vedova dell’imperatore cinese Troncone, complotta assieme ai due suoi spasimanti Sivenio e Cino contro il figliastro ed erede Teuzzone che in segreto ama ma che è fidanzato alla tartara principessa Zelinda. Congiure, colpi di scena, poligamia, sacrifici umani, oracoli invadenti, crudeltà, estasi assortite: e lieto fine con l’intervento d’un deus ex machina tartaro. Ambientazione esotica e trama suggeriscono un impianto sonoro ricchissimo d’effetti speciali adeguati agli analoghi effetti che probabilmente creava sulla scena la sofisticata macchineria barocca: timpani “scordati”, sonorità “cinesi”, sperimentazioni armoniche dalle dissonanze parecchio audaci, condotta strumentale turbolenta anche nei recitativi che vengono portati insolitamente prossimi a scene d’assieme, in una marcatissima teatralità che spesso la vince sulla qualità più strettamente musicale, ma che di certo sortiva allora effetto esaltante. Oggi, questo fondamentale valore lo si può conseguire solo nella realtà del palcoscenico: il solo ascolto rivelandosi senza dubbio penalizzante.
Non riesce a rimediarvi la direzione di Savall: piena di colori senz’altro, ma troppo morbida e “sontuosa”, troppo impennacchiata rispetto alle asperità drammatiche e alle scorticature ciniche d’una partitura al riguardo tra le più moderne di Vivaldi. E poi il cast è modestino. Va bene, lasciamo perdere un eventuale confronto tra il sensazionale “Di trombe guerriere” della Bartoli che vince la battaglia contro una legione di trombe, e quanto fa ascoltare Paolo Lopez, sconfitto (sia pure con onore, data la tecnica discreta al servizio di voce gradevole ma delicata) già dopo tre battute: ma appunto, perché mai un controtenore in una scrittura così palesemente sopranile? Per poi piazzare una Roberta Mameli abbastanza fioca e virtuosa invero modesta quale Cino, che d’un timbro controtenorile si gioverebbe invece assai? Raffaella Milanesi viene a capo con molta difficoltà dell’impervio ruolo di Zidiana (anche qui, un eventuale confronto tra il “Vedi le mie catene” suo e di Sonia Prina, sarebbe impietoso); Delphine Galou è graziosa e abbastanza spigliata nell’espressione; ma al posto d’onore s’issa senza fatica il glorioso veterano Furio Zanasi: che nello straordinario dialogo col fagotto solista di “In trono assiso” sigla il momento magico di un’esecuzione che alla teatrale magia sostituisce la seriosa e un po’ pedante dottrina.
elvio giudici