interpreti C. Elsner, M. DeYoung, E. Nikitin, F.-J. Selig, E. Wilm Schulte Direttore Marek Janowski orchestra Rundfunk-Symphonieorchester Berlin 4cd PentaTone 5186401
In via di completamento l’integrale wagneriana che in vista del bicentenario l’orchestra radiofonica di Berlino va eseguendo alla Philharmonie, e la PentaTone va registrando dal vivo. Nessuna pretesa di rivoluzionare la storia interpretativa del teatro di Wagner (non foss’altro perché di concerti e non di recite si tratta), ma solo alta professionalità nell’affrontarne e risolverne i problemi musicali. L’orchestra suona benissimo, ricercando e quasi sempre trovando nella densa scrittura una trasparenza e una luminosità che specie nel terz’atto attingono a risultati davvero ragguardevoli. Christian Elsner è un tenore da noi praticamente ignoto anche perché da noi i grandi liederisti (ha inciso una Winterreise – versione con quartetto d’archi – che è un vero gioiello) sono guardati come pericolosi eversivi della razza eletta dei cantori d’opera: ma con ogni probabilità, è da questo settore artistico che proverrà il sempre più consistente mutamento del modo di concepire e soprattutto realizzare l’opera. Attenzione alle sfumature testuali, da tradurre con colori, spessori vocali, escursioni dinamiche, i più appropriati ma anche i più consoni a delineare la fisionomia del personaggio suggerita dal combinato composto di fantasia e intelligenza: il Parsifal di Elsner è tra i migliori del panorama wagneriano moderno.
Un po’ meno rilevante l’apporto di Michelle DeYoung: non fa cose vituperevoli, ma neppure memorabili. Rilevantissimo invece l’Amfortas di Evgeni Nikitin. Un giovane basso-baritono russo che sta bruciando le tappe d’una cospicua carriera internazionale (è stato l’ultimo Boris parigino, e l’estate prossima sarà a Bayreuth l’Olandese di Thielemann) grazie a un fior di voce ampia, bella di per sé ma ancor più perché mossa da fraseggio vario, chiaroscurato, che nel grande monologo del prim’atto riesce a fonder una maschia protervia a una sottile, persistente pulsione di matrice chiaramente sensuale nel ricordare l’origine della sua ferita: veramente un grande Amfortas, da far supporre che Thomas Hampson abbia oggi trovato un degno successore.