Quantz fu compositore, flautista e teorico musicale; prima di diventare il più grande virtuoso di flauto della sua epoca, imparò a suonare tutti gli strumenti di un’orchestra.
Studiò composizione con Fux, e dal 1724 fu a Roma; fu poi a Napoli, dove studiò con A. Scarlatti, Hasse e Mancini; a Venezia conobbe Vivaldi, B. Marcello e Albinoni.
Trasferitosi a Parigi e Londra vi ottenne successi incredibili; nel 1728 fu primo flautista alla Cappella di Dresda; in seguito conobbe Federico II di Prussia, al quale impartì lezioni di flauto, seguendolo in innumerevoli viaggi; dal 1741 sino alla morte fu alla corte prussiana.
Quantz pubblicò in vita un numero assai esiguo di composizioni, ma lasciò una mole impressionante di manoscritti – sempre per tale strumento – dedicati a Federico II; lasciò 296 concerti per uno o due flauti e orchestra, circa 200 sonate con basso continuo e molti trii e quartetti.
Se è vero che l’estetica delle opere di Quantz risulta essere pesantemente influenzata da quella di Vivaldi, senza però arrivare allo stesso risultato sul piano artistico, è anche vero che egli apportò importanti modifiche allo strumento, e lo portò a rango di strumento solista all’interno delle orchestre (per la prima volta nella storia della musica), scrivendo anche numerosi trattati per il suo strumento.