Figlio di un maestro elementare, trascorse l’infanzia in povertà; studiò musica a Brno, continuando poi a Praga (1874), e poi a Lipsia e Vienna (sino al 1880).
Tornato a Brno, lavorò assiduamente come compositore, didatta, direttore di coro e d’orchestra; si dedicò intensamente anche alla ricerca del canto etnico, e alla ricerca psicologica e fisiologico-acustica.
Nel 1887 compose “Sarka”, un’opera che risente ancora degli influssi di Smetana e Dvorak; proseguì poi il suo lavoro di compositore percorrendo un cammino più personale.
Con l’opera “Janufa” del 1904, Janacek raggiunse il suo linguaggio definitivo, quello con la caratteristica chiarezza ritmica e l’elemento del “parlato” assimilato a quello squisitamente lirico, con funzioni altamente espressive.
Nelle sue successive opere teatrali, emergono gli elementi morali – che caratterizzeranno sempre l’opera di Janácek -, ma anche gli aspetti ironici e soprattutto di critica verso la società borghese, attraverso espressioni musicali sempre fresche e chiare, a volte intrise di un latente senso di angoscia.
Tra i lavori suoi più maturi e importanti, ricordiamo “Viaggio del signor Broucek sulla Luna”, “Kala Kabanova”, “Diario di uno scomparso” (una stupenda raccolta di liriche), “Da una casa di morti” (da un’idea di Dostoevskij) ecc.
Notevole anche la sua produzione sinfonica e cameristica, caratterizzata da un linguaggio ormai pienamente e consapevolmente novecentesco.