M.Concita Calcagno – Romano Gandolfi

M.Concita Calcagno - Romano Gandolfi

editore L’Epos
pagine 146
euro 80

Il suo compito “storico”, non solo il suo, fu quello di restituire dignità al corista, che voleva si chiamasse “artista del coro”. Non un cantante mancato, bensì un musicista a tutti gli effetti che si “esprime solisticamente nel momento in cui canta con gli altri”. Ma Romano Gandolfi contribuì anche a cambiare immagine e compiti del direttore della compagine corale: mentre prima si puntava su alcuni elementi trainanti, emarginando gli altri, il suo metodo prevedeva la parificazione delle individualità, in un insieme omogeneo. Questi e altri principi sono esposti dalla sua viva voce nel volume strenna in cui Maria Concita Calcagno Zaccarini redige un’affettuosa e curiosa biografia, tutta scritta rivolgendosi al dedicatario. “Dove sei nato c’era un caseificio”; “il primo articolo che parla di te è datato 1957”. E così fino ai primi successi, alle amicizie importanti, alla nomina a direttore del coro della Scala, avvenuta nel 1971. Gandolfi vi rimase per undici anni, ricordati anche nelle belle fotografie in bianco e nero poste in appendice. Poi la traumatica rottura: per contratto, “al fine di valorizzare il ruolo e la funzione del direttore del coro”, avrebbe dovuto dirigere da solo almeno dieci concerti l’anno, specialmente quelli sinfonico-corali. Ma la Scala nicchiava. Così nell’82 se ne andò sbattendo la porta al Liceu di Barcellona, convinto di poter esprimersi anche come direttore d’orchestra. Questa e altre vicende legate alla sua carriera direttoriale internazionale sono documentate con stralci di articoli, interviste, testimonianze di prima mano.

Andrea Estero


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306 Novembre 2024
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