mezzosoprano Joyce DiDonato
direttore Alan Curtis
orchestra Il Complesso Barocco
cd Virgin 6026562
Eroine fiere, dolenti, intriganti, seduttive, sedotte, figure comunque mai qualunque giacché l’estetica barocca pone come propria imprescindibile ragion d’essere la personalità. E di personalità la DiDonato è prodiga, al pari di linee vocali impeccabili ma soprattutto rese interessanti dal mix d’intelligenza, fantasia e quell’esultante voglia di comunicare che, di repertorio siffatto, a me pare costituire il nerbo. Oltre tutto, l’intelligenza d’un programma assai originale (i libretti, come si sa, che prima di tutto erano scritti in modo per lo più eccelso, riguardavano storie di personaggi resi mitici dalla Storia o dal Mito e giravano da autore ad autore, sicché in definitiva i nomi dei personaggi si rincorrono d’opera in opera, le relative fisionomie sfaccettandosi però in modo sovente imprevedibile) consente non solo accostamenti del massimo interesse, ma suppliscono all’essere il livello di qualcuno – Orlandini, ad esempio; o Hasse, di virtuosità tanto pirotecnica quanto alla lunga un po’ barbogia – non paragonabile a quello dei ben noti pesi massimi quali Händel o Monteverdi ma anche pesi welter tipo Cesti o Keiser. La galleria che ne sorte, Joyce DiDonato provvede a renderla sempre varia e teatralmente intrigante, in ottima sintonia con Curtis alla testa del suo eccellente complesso: confermando l’estrema validità e soprattutto modernità repertorio qual è il barocco, purché lo si affronti non come palestra di atletismi coccodeggianti bensì come studi psicologici in musica: quali effettivamente sono, del resto, sol che li si voglia porre sotto la luce giusta del teatro anziché dell’archeologia musicale.
Elvio Giudici