liuto Hopkinsons Smith cd Naïve 8937
Hopkinson Smith è senza ombra di dubbio il nome al quale la riscoperta del liuto (ma anche della chitarra e della vihuela) e dei suoi repertori deve di più negli ultimi quarant’anni. Le sue esecuzioni delle opere per liuto barocco, e di quelle di Bach in particolare, si sono subito imposte come riferimento internazionale e lo sono ancora oggi quando escono nuovamente “altre” suite di Bach stavolta non “originali” per liuto (con mille virgolette vista la particolarità delle circostanze organologiche che contraddistinguono quei brani) ma trascritte da Smith stesso a partire da quelle per violoncello. L’iniziativa non è nuovissima, se ne era occupato fra gli altri già Nigel North per l’etichetta Linn, ma il rilievo plastico e il respiro che Bach acquista nelle mani di Smith ha un’evidenza clamorosa, caratterizzato com’è dalla giustezza del tempo, del gesto e dalla pienezza della grana sonora. Oltre a profondere musica a piene mani, l’incisione di Smith, artista al sommo della maturità, mostra con lampante evidenza la frattura che separa i “pionieri” della musica antica da gran parte dei “novizi”, l’autorevolezza discreta ed elegante di chi è cresciuto porgendo la musica da “vero maestro dell’arte” dalla sbrigativa prosopopea di chi lo ha scimmiottato alla svelta. D’altro canto la storia della musica, dei suoi autori, dei suoi virtuosi, dei suoi libri, sono procedute sempre così e non c’è ragione di dubitare che nuovi maestri tornino a palesarsi quando, speriamo al più presto, sul pianeta delle scimmie tornerà a scendere il tramonto.
Carlo Fiore.