tenore Ian Bostridge pianista Antonio Pappano cd Emi 4334302
Cinque cicli vocali da ascrivere non solo tra i capolavori d’un compositore che cose non dico scadenti o banali ma anche solo poco significative non ne ha mai scritte: ma tra i capolavori assoluti della lirica da camera. Cicli che trovano qui due interpreti quanto mai singolari. Il timbro disincarnato, esile, vagamente gessoso di Bostridge viene avvolto dal pianismo invece morbido, coloratissimo, rubatissimo di Pappano: trasformandosi in una tavolozza inesauribile costruita lavorando di bulino sulla dinamica e sulla prosodia, dando così pienamente conto delle più intime – ancorché assai diverse tra loro – ragioni espressive d’un ciclo come Winter Words (dove il terragno, corposo umor nero di Hardy celebra la precaria innocenza della gioventù, tema britteniano quant’altri mai); di uno come Sette sonetti di Michelangelo (i cui versi – sublimi ma sintatticamente improbi – vengono padroneggiati da una dizione magnifica che dà forza ad accenti variegatissimi); o di quello che raggruppa alcune delle visioni più idealizzate del classicismo greco uscite dall’accesa fantasia di Hölderlin. Bellissimi anche i sei brani ricavati da aforismi poetici cinesi tradotti da Arthur Waley, il cui accompagnamento Britten confidò alla chitarra, qui suonata magnificamente da Xuefei Yang, e nei cui vorticosi scioglilingua Bostridge dà prova d’un virtuosismo espressivo portentoso.
Elvio Giudici