Alla Scala impazza il totodirettore. Fuori dall’edificio non si sente nulla. Ma nelle segrete stanze della Sovrintendenza pare si ragioni a ritmo serrato sul profilo del successore di Riccardo Muti. Da quel lontano 2005 che vide la dimissioni del maestro pugliese, infatti, la leadership del teatro è stata una (il Sovrintendente Lissner) e trina (la trimurti direttoriale Chailly, Gatti, Barenboim, quest’ultimo più di tutti in virtù dell’incarico di “maestro scaligero”). Uno, tre, alla fine nessuno, come si è rilevato nell’ultima vicenda della sostituzione del tenore della “prima” all’ultimo momento. Tra i candidati in lizza (Gatti, Chailly e Pappano), raffreddatasi la candidatura Chailly e allontanatasi quella di Antony-Tony Pappano (vuole restare fino al 2013 al Covent Garden di Londra e a Santa Cecilia), aveva preso quota quella di Daniele Gatti. Per questo i fischi al maestro milanese, salito sul podio del Don Carlo, sono piovuti come una doccia gelata su Lissner. E ora? Tutte le attenzioni sono rivolte all’esito delle prossime repliche dell’opera inaugurale. Tornati a casa fischiatori (si dice che fossero estranei al “corpo” storico del loggione: fan del tenore licenziato? Mutiani incalliti? I più fantasiosi parlano addirittura di manovre della massoneria…), si spera in un esito meno contrastato, che possa aprire la strada alla nomina di Gatti. Ma è il momento giusto? Ed è lui il candidato indicato? La palla passa così di nuovo a Lissner. È lui che deve decidere, sentito il parere dei professori d’orchestra. Al di là dei fischi sibilanti e delle critiche più o meno sferzanti. E degli interventi da foyer. Come nella migliore tradizione italiana la formazione la discutono tutti. Poi però la deve fare uno solo. (10 dicembre 2008)
Dec102008
Scala: direttore cercasi
Daniele Gatti era in pole position. Poi la doccia fredda dei fischi