Mahler Das Klagende Lied Berg Lulu Suite soprani Dorothea Röschmann e Anna Prohaska contralto Anna Larsson tenore Johan Botha coro Konzertvereinigung Wiene Staatsopernchor orchestra Wiener Philharmoniker direttore Pierre Boulez cd Dg 477 9891
Solisti, orchestra e coro in stato di grazia in una nuova preziosa testimonianza dell’arte di Pierre Boulez: l’acclamatissimo concerto inaugurale del Festival di Salisburgo 2011, nel quale il maestro francese ha diretto con grandioso calore, senza tuttavia rinunciare a illuminarne la complessa struttura, due pagine in significativa relazione fra loro. La prima è la cantata per soli, coro e orchestra, su testo dello stesso Mahler, Das klagende Lied (il canto funebre) scritta appena diciottenne: l’unica opera giovanile che non solo salvò dalla distruzione ma che addirittura vent’anni dopo (1898) sottopose a scrupolosa revisione. È quest’ultima versione in due parti, nella quale è già presente il Mahler dei grandi affreschi sinfonico-corali, che Boulez ci propone abbinata a una pagina di pari potenza drammatica di Berg, musicista la cui ammirazione per Mahler sconfinava nel feticismo, tanto che in gioventù arrivò a sottrargli una sua bacchetta per poi conservarla come una reliquia per tutta la vita. Presentata al pubblico nel novembre del 1934 in un concerto della Staatskapelle Berlin diretto da Erich Kleiber, la Lulu-Suite è l’ultima composizione di uno dei tre grandi della Scuola di Vienna ad essere eseguita nella Germania Nazista. Il titolo ufficiale è Pezzi sinfonici dall’opera Lulu ed era stata concepita come una sorta di provino, o trailer, destinato a suscitare interesse per l’opera che avrebbe dovuto andare in scena a Berlino in quella stagione e che invece vide la luce nel ’37 a Zurigo. Un’operazione simile Berg l’aveva fatta con i Tre frammenti dal Wozzeck, partitura quasi del tutto dimenticata. La Lulu-Suite è scandita in cinque tempi, ordinati non secondo l’azione né l’importanza dei personaggi, ma in modo da fornire un’idea musicale globale dell’opera: il terzo e il quinto – dedicati rispettivamente alla protagonista e alla Geschwitz – sono cantati con grande intensità da Anna Prohaska.
Giancarlo Cerisola