“Perla del Danubio”. Un titolo che Budapest deve soprattutto al glorioso fiume che l’attraversa e la divide in due regalandole una suggestione naturale che, nel tempo, ha ispirato scrittori, poeti, pittori e musicisti. E se un paesaggio collinare, quello con i nuclei storici e antichi di Buda e Óbuda, ne occupa la sponda destra, l’altro è dominato da Pest, oggi cuore moderno della città. Ma il romanticismo di questa capitale ungherese abita di certo in uno dei luoghi più famosi della città, il quartiere del barocco Palazzo Reale, che, per settecento anni, è stato residenza dei sovrani ungheresi. Le sue sale, che oggi ospitano diversi musei come la Galleria Nazionale, vantano una collezione d’arte che spazia dalle statue gotiche di legno alla grande pittura dell’Ottocento. Ed è da qui che si allarga una vera e propria cittadella medioevale che porta presto a imbattersi nella vista magnificente del Parlamento, uno dei veri simboli della città, assieme al Teatro dell’Opera, edificio costruito per competere con quelli di Parigi, Vienna, Dresda e dove Giacomo Puccini diresse, per ben due volte, la prima di alcune sue opere. Tra gli spazi all’aperto mostrano un’unicità del tutto particolare la Piazza degli Eroi dominata dal Museo di Belle Arti, il Palazzo delle Esposizioni e il monumento del Millennio. Dedicata a Santo Stefano, primo re cristiano ungherese, è invece la Basilica di Santo Stefano la più grande chiesa della capitale, capace di accogliere quasi novemila persone, che, oltre a custodire la mano destra del re, possiede una campana di 9 tonnellate di peso, la più grande del Paese. Ma il fascino di Budapest sta anche nei suoi romanticissimi ponti come quello delle Catene, il più antico e spettacolare dei nove sul Danubio, e nelle sue Terme, come quelle in stile Liberty di Gellert, dove rilassarsi con effetti curativi. Ma l’Ungheria è Paese che, negli ultimi anni, ha visto rinsaldarsi nel suo popolo sentimenti a difesa della cultura nazionale e della tradizione magiara che sono alla base della sua Storia. E’ per questo che, anche in campo musicale, si assiste oggi ad una riscoperta di compositori magiari che hanno raccontato le gesta degli eroi nazionali. Ecco così che all’Hungarian State Opera, tra allestimenti di opere italiane come L’elisir d’amore, Don Pasquale e Mefistofele, verranno rappresentate tre interessanti opere ungheresi come János vitéz di Pongrác Kacsóh, dall’1 al 23 febbraio, Bánk bán di Ferenc Erkel, dal 4 al 16 marzo, Pomádé király új ruhája di György Ránki, dall’8 marzo al 27 aprile. Mentre nella musica sinfonica la Budapest Festival Orchestra mostra di tener fede ad una tradizione di matrice più internazionale che la vedranno impegnata il 7, 8, 9 e 10 febbraio con il celebre Pinchas Zukerman sul podio e solista al violino tra pagine di Vivaldi, Bruch, Mozart e Mendelssohn e diretta poi, il 28, 1 e 2 marzo, da Iván Fischer nell’Ottava di Schubert e nella Nona di Bruckner. Stessa filosofia per l’Hungarian National Philharmonic che, diretta quasi esclusivamente da direttori e solisti ungheresi, si cimenterà, il 13 febbraio, nella rossiniana Petite Messe Solenelle e l’8 marzo in pagine di Glinka, Khachaturian e Dvořák sotto la bacchetta di Zoltán Kocsis.
Antonio Garbisa