Editore Lim euro 24 pagine 631
Tra il 1933 e il ’44, in Europa stretta tra fascismi e guerra, la tradizione del Festspiel svizzero di lingua italiana vive la sua stagione migliore. E non a caso: genere tipicamente elvetico di spettacolo popolare esaltato da Rousseau, fu fin dall’Ottocento strumento di consolidamento identitario e patriottico. La “piccola patria” ticinese, stretta tra rivendicazione d’italianità nella lingua e cultura e piena appartenenza politica alla Confederazione, ci arrivò tardi: nel 1924 e poi – con più regolarità – negli anni trenta, in seno alla Fiera Svizzera di Lugano. A Carlo Piccardi, musicologo svizzero italiano di riferimento, si deve una lezione sul fare storia attraverso la musica. Dai materiali d’archivio alla loro rilevanza politica, sociale e ideologica. Così cori, danze, canzoni create per queste occasioni raccontano le tensioni di una società tra i miti agricoli e della modernità, al crocevia di identità e frizioni linguistiche e culturali. Una vicenda locale, ma in qualche misura pienamente europea.
Andrea Estero