pianoforte Andrea Padova cd Stradivarius STR 33984 prezzo € 14,90
Quando Andrea Padova registrò questo disco, nel febbraio del 1996, era reduce dalla vittoria della “J.S.Bach International Piano Competition”, approdo che convalidò l’autorevolezza con cui l’allora giovani pianista affrontava la pagina bachiana; il disco, ora ristampato, ottenne infatti vasti apprezzamenti nel riconoscere quei tratti che Padova è andato via via consolidando anche attraverso la frequentazione di un repertorio piuttosto articolato; che comprende anche lo stesso Padova, il quale come compositore si muove in un terreno prossimo al jazz dove i riferimenti inevitabili possono essere quelli a Jarrett o a Bill Evans, mai clonati tuttavia in quanto la visione del nostro pianista-compositore si apre su orizzonti più temperati da una musicalità mai provocatoria, affatto accattivante invece. E la musicalità è appunto la linea lungo la quale Padova si è inoltrato nell’universo bachiano, con piena consapevolezza delle infinite, talora irrisolte problematiche e con la convinzione che la tastiera del pianoforte costituisca un tramite di rivelazione pienamente libero, esente da nostalgie quanto da troppo prementi rivendicazioni; ciò grazie alla misura del suono e alla trasparenza del tessuto che ci accompagnano nell’avventura. Non poco avventuroso è infatti il tracciato segnato da questo disco per la varietà di situazioni con cui il termine stesso “Fantasia” si ritrova entro lo smisurato dominio del compositore, offrendo configurazioni talora assai diverse, com’è ad esempio quella in do minore “über ein Rondò”che sembra rimandare ai quattro straordinari “Duetti” inseriti nella terza parte della Klavierübung; e ancora quella in do minore (Bwv 906), ritenuta un tempo spuria, finché non venne rinvenuto l’autografo (riprodotto nel booklet). Preme su alcune di queste “Fantasie” l’interrogativo posto dalla più tarda produzione bachiana, divisa tra ars e scientia, interrogativo acuito spesso dalle stesse incertezze sulla collocazione cronologica, come quella riguardante il brano più famoso, la Fantasia cromatica fuga in re minore, passata poi nella sua fortunata vicenda esecutiva attraverso la lente amplificante di Hans von Bülow poi di Busoni. Una pietra di paragone per misurare l’equilibrio con cui Andrea Padova si accosta a questo capolavoro, nella “Fantasia” soprattutto, dove il discorso viene sciolto con un’eloquenza mai forzata, senza per questo – anzi proprio per questo – che venga elusa quella drammaticità che Bach esprime rievocando antiche movenze tastieristiche intercalate da stupefatti recitativi sotto il rovello di un inesausto cromatismo.
Gian Paolo Minardi