orchestre Pittsburgh Symphony, Chicago Symphony, Metropolitan Opera, RCA Victor Symphony 11 cd Rca 8883790552 prezzo € 35,20
Fra i grandissimi maestri del Novecento l’ungherese Fritz Reiner è uno dei meno noti e frequentati da noi italiani, anche perché la sua carriera si svolse in modo prevalente in terra statunitense. L’omaggio ora prospettatogli dalla Rca basterebbe a ribadire la portata di siffatta bacchetta: undici dischi nei quali viene esibita in modo categorico la consentaneità che Reiner svelò con uno dei suoi autori di larga predilezione, ovvero Richard Strauss. Direttore anch’egli di gran rango, Strauss amava affermare che era sufficiente un gesto minimo per ottenere i massimi risultati, e Reiner sembra far tesoro di tal strategia. Così ci dicono i testimoni oculari, ma qualcosa riusciamo a presentire anche noi dalla postazione asettica di chi ascolta in vitro, e cioè che i formidabili assembramenti di sonorità dell’orchestra di Strauss vengono come racchiusi in una sorta di perentorio understatement che toglie ogni superflua patina di gigantismo senza perdere un grammo di autorevolezza timbrica e dinamica. I dischi qui raccolti sono l’esito di una parabola interpretativa di circa vent’anni, dal 1941 al 1962, anno precedente la morte del maestro a New York City. L’iniziale soggiorno a Pittsburgh trova riscontro soprattutto nella magnifica esecuzione di un Ein Heldenleben del 1947, sottratto con perspicacia al consueto gigantismo, votato piuttosto a una luminosità lirica di rara introspezione. Ma nello stesso cd si ammira una realizzazione delle deliziose musiche di scena per Le Bourgeois gentilhomme che è un inno alla grazia fintosettecentesca qual mai avevo udito di così ammaliante, con un’orchestra spinta alle più remote allusioni timbriche. Molti sono d’altronde i momenti superbi che Reiner offre, vuoi che si tratti della scultoreità un poco Biedermeier dello Also sprach Zarathustra, inciso in una doppia veste del 1954 e nel 1962, o del Don Quixote del 1959, sempre con quello stratosferico strumento che è la Chicago Symphony.
Mi si concederà infine di far cenno delle poche pagine che Reiner estrapolò, talora con intervento personale, dal teatro più celebre del musicista. Fa soprattutto impressione il disco che riporta tre dei sommi episodi di Elektra, l’introduttivo monologo della protagonista, l’incontro fra costei e il fratello Oreste e il furente finale. Nella marmorea fissità che l’orchestra di Reiner (sempre la Chicago) dedica al tema del compianto della figlia dell’Atride è possibile registrare un’acme di drammatismo avulso da ogni tentazione “bombastic” ma terribile nella sua chiaroveggenza allucinatoria, degna d’un manuale di psicoanalisi; e va aggiunto che i contributi di Inge Borck, Elektra mai sopra le righe ma tagliente e livida quanto basta, e di Paul Schöffler compilano un ritratto di straziante elegia fraterna qual mai avevo udito in precedenza. La rimasterizzazione dell’intero materiale è compiuta in modo proficuo e moltiplica i pregi di un imperdibile produzione.
Aldo Nicastro