Quasi centomila spettatori in meno dal 2008 al 2013, nonostante un consistente aumento delle recite: è questa la pesante eredità che la crisi economica lascia alle fondazioni liriche. Lo dice l’inchiesta pubblicata sul numero di “Classic Voice” da oggi in edicola, che contiene dati inediti ed esclusivi elaborati da fonti Siae. In cinque anni il pubblico dell’opera è calato di 99.560 unità, il 6,8% in meno rispetto al 2008, anche se raffrontando i dati di produttività dello stesso periodo le recite sono aumentate del 14%. Ma la realtà è più articolata di quello che dicono i dati generali. Delle 13 fondazioni liriche, alcune hanno fatto bene i compiti a casa, aumentando spettatori e produttività, altre no, e chiudono anche con un passivo di bilancio. In cima alla classifica dei teatri che attraggono più pubblico La Fenice di Venezia con + 23.031 spettatori nel 2013 rispetto al 2008 (+23%), il Petruzzelli di Bari (che però nel 2008 non disponeva ancora della gloriosa sala) con + 28.208 presenze in più e il San Carlo di Napoli (+14.260, aumento del 28,2%). Male invece l’Opera di Roma, che in cinque anni perde 51.562 spettatori (circa la metà di quanti ne aveva nel 2008), nonostante la presenza “trainante” del grande direttore d’orchestra Riccardo Muti (in carica come direttore onorario dal 2009), il Maggio Fiorentino (-34.790) e il Carlo Felice di Genova (-38.343): quest’ultimo è nel pieno di una crisi gestionale e finanziaria. Aumentano di poco le performance il Massimo di Palermo (+8.944 spettatori) e il Comunale di Bologna +(5.521), mentre il Regio di Torino subisce un lieve calo quasi fisiologico (-7.381), visti i parametri di afflusso e produttività storicamente molto alti (128.632 ingressi e 93 recite d’opera nel 2013). L’afflusso di pubblico è legato alla capacità produttiva: nell’ultimo quinquennio La Fenice ha raddoppiato il numero di recite, il San Carlo e il Petruzzelli le hanno notevolmente aumentate: (rispettivamente +24 e + 17). La Fenice è il primo teatro per produttività operistica: nel 2013 batte la Scala come numero di recite d’opera (118 a 108; e addirittura 119 a 82 nel 2014). Producono meno opera invece Genova, Roma e il Verdi di Trieste (rispettivamente -16, -12 e -14). La Scala di Milano, che pure rispetto al 2008 produce 25 recite d’opera l’anno in più perde, nello stesso periodo, circa 32.000 spettatori.
La fotografia del 2013 vede – dopo la Scala (384.238 biglietti staccati) – il testa a testa nel numero di spettatori tra il Regio di Torino e il San Carlo di Napoli (178.254 contro 177.826 ingressi a tutti gli spettacoli), mentre l’Opera di Roma recupera terreno grazie al balletto, totalizzando 161.724 presenze complessive. Seguono Fenice (131.157), Palermo (135.401) e Firenze (116.463).