Gershwin – Porgy and Bess

interpreti  E. Owens, L. Mitchell, L. Lynch, C. Packer, K. Slack, A. de Vaughn, A. Blue
direttore John De Main
orchestra e coro  San Francisco Opera
regia Francesca Zambello
2 dvd EuroArts 2059638
prezzo € 39,20

Gershwin-Porgy-and-Bess

Una produzione dell’opera unica di George Gershwin realizzata dalla San Francisco Opera nel 2009 arriva adesso sul mercato italiano e vi approda con un bel numero di titoli di merito già che marchio di fabbrica del Porgy and Bess è il fondarsi sul lavoro di squadra e nulla eguaglia al mondo il lavoro di squadra che la comunità afroamericana può metter in campo nella musica. A partire dalla direzione orchestrale dell’esperto John De Main percepiamo che questo anomalo caposaldo del teatro in musica ha imboccato la via giusta di non scimmiottare l’opera tradizionale con le sue immodificabili regole ma di procedere nell’affermazione di un modello suo proprio che fa certamente salva la tradizione colta, cui Gershwin molto teneva, ma la mette al servizio dei vettori alternativi del gospel, del musical,  e del jazz combinati in una omogenea struttura drammatica che si valse l’elogio, a dirne solo uno, di Arnold Schönberg. Se dovessimo far la conta delle invenzioni puramente “liriche” elargite da Gershwin nella sua opera arriveremmo alla conclusione che esse non si contano come decisive entro la durata pressoché wagneriana (e non proprio celestiale) dei suoi due atti; e si finisce coll’ammettere l’imbarazzante verità che nessuna di tali pagine, per commovente che sia, può competere con la qualità puramente musicale di songs quali Someone to watch over me o Embraceable you. Altrove riposa l’irrituale fascino dell’opera e cioè nello sfruttamento dei caratteri e delle tipicità etniche del sud dell’America colta, con almeno due colpi di teatro assoluti, la splendida lamentazione funebre che chiude il primo atto con la cerimonia in morte di Robbins e l’assolo  strepitoso di Sporting’ Life “It Ain’t Necessarily So”, senza sottovalutare l’afflato corale del “Doctor Jesus” che apre il secondo atto. “Perché volete fare il Ravel di seconda mano quando siete un Gerhswin di prim’ordine?”: il famoso mot pronunciato da Ravel si rivela semplicemente esattissimo.
Si è detto della magnifica realizzazione musicalvisiva che San Francisco ha allestito in omaggio all’opera. Artefici ne sono in parecchi, dal direttore De Main ai protagonisti vocali, dalla regista Francesca Zambello all’impianto scenico di sobria essenzialità di Peter J. Davison e Paul Tazewell. Ma non si farà torto a nessuno di costoro se si aggiungerà che è quel nutrito drappello di cantanti addetto a dar vita alle vicende dei due amanti a dirigere il gioco e a farsene responsabile, tal che la bravura dell’uno tiene semplicemente mano a quella dell’altro, senza graduatorie. Ma noi faremo lo stesso le nostre eccezioni perché superba senza mezzi termini è la vis drammatica  di almeno quattro di coloro che stanno in palcoscenico: il Porgy umanissimo di Eric Owens, la Bess ingenua e insieme sexy di Laquita Mitchell, la formidabile Serena di Karen Slack e l’inarrivabile Sportin’ Life di Chauncey Packer, una sorta di Gene Kelly nero dalle qualità mimiche, acrobatiche e canore non meno che sensazionali.
Aldo Nicastro

 

 


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