Mentre per il "Progetto Pollini" si prepara a dirigere, domani sera alla Scala, il Gewandhaus di Lipsia nella Composizione per orchestra di Luigi Nono, Riccardo Chailly intona con voce da esiliato di lusso il suo lamento sul "caso" Italia, dove se "i tagli ai fondi da parte dello Stato sono il campanello d’allarme", premette, lo sono in "un Paese dove sembra che la cultura sia qualcosa di superfluo". Il j’accuse di Chailly parte in verità da lontano. Nel precisare le ragioni della crisi, infatti, il maestro tira in ballo il "malcostume tutto italiano della mancanza di collaborazione tra istituzioni" per averlo provato sulla propria pelle. E cioè quando, prima di accettare la guida nel 2005 del Gewandhaus, la più antica orchestra d’Europa, con la milanese Verdi ricorda di aver "vissuto esperienze abrasive per i costanti e sistematici respingimenti di qualsiasi proposta di collaborazione. Chailly, pur fra qualche elogio ("ora le cose, almeno a Milano, sembrano un po’ cambiate: penso al successo del Festival MiTo. E questo non può che farmi felice anche se ormai ho scelto LIpsia") pare deciso a svuotare il sacco sul presente (e passato personale) di una ‘"anacronistica situazione italiana dove ogni istituzione coltiva il proprio orto, senza capire che la cooperazione, specie in periodi come questo, è fondamentale". Meglio pensare alla riscoperta di Mendelssohn (comprese pagine inedite messe in questi giorni su cd) che porterà in tournée anche in Cina e Giappone prima di passare all’integrale delle sinfonie di Beethoven (2011) e alle 5 partiture commissionate a giovani compositori. (25 settembre)
Sep252009
'Italia anacronistica'
Lo dice Chailly, alla Scala per Nono