Ouverture francese Aria variata alla maniera italiana Concerto in re minore (da Alessandro Marcello) pianoforte Vladimir Ashkenazy cd Decca 478 6773 prezzo € 18,60
“Nessuno ha bisogno del mio Bach. Non so come interpretarlo… Se non si prova emozione per la musica di Bach, probabilmente non è possibile essere un musicista. È un po’ come nell’atomo: si divide sempre più e si trovano particelle sempre più piccole; così in Bach, dove non si finisce mai di scoprire quel che c’è dentro. Per questo, forse è meglio lasciarlo stare, e leggerlo”. Così pensava Vladimir Ashkenazy venticinque anni fa, nel pieno della sua straordinaria carriera sostenuta da un repertorio impressionante per vastità, pensando solo alle integrali affidate al disco, tutto Beethoven, Chopin, Rachmaninov, Scriabin, Prokofiev e quant’altro. Solo Bach pensava “fosse meglio lasciarlo stare”, proposito che il tempo è andato evidentemente vanificando se negli ultimi anni il grande pianista ha intrapreso, sempre con la Decca la casa cui è rimasto fedele per una vita, un percorso bachiano, iniziando dal Clavicembalo ben temperato, per proseguire con le Partite e ancora con questo disco, registrato nel 2013, che contiene varie composizioni, l’Ouverture francese, il Concerto Italiano, l’Aria variata alla maniera italiana e la trascrizione fatta da Bach del Concerto per oboe di Alessandro Marcello. Anche quest’ultimo approdo risulta come il frutto di una grande maturità e insieme di libertà, questa intesa come la scoperta entro l’atomo cui Ashkenazy si riferiva nell’intervista di venticinque anni fa; una libertà consolidata attraverso l’esperienza viva che l’interprete è andato accumulando in mezzo secolo di carriera e che illumina la pagina bachiana in tutta la varietà di movenze ricreando la tensione inventiva che va liberandosi attraverso la rigorosa scrittura. Un Bach trasparente ed eloquente quello che ci offre Ashkenazy il quale ignora tranquillamente le tante problematiche connesse al trapasso dal clavicembalo al pianoforte per affermare una linea discorsiva di avvincente equilibrio, che è in fondo la cifra che ha sempre connotato ogni interpretazione del pianista, uno dei più grandi del nostro tempo.
Gian Paolo Minardi