pianoforte Maria Perrotta cd Decca 481 1194 prezzo € 18,60
Nelle sue note allegate a questo cd, Carlo Vitali cita una considerazione avanzata da Charles Rosen nei confronti dei moderni criteri interpretativi associati a una sempre maggiore proliferazione di incisioni discografiche delle Goldberg a partire dagli anni 60: “…le interpretazioni di Bach sul pianoforte moderno oscillano tra la sfrenata eccentricità – apprezzabile solo qualora la sensibilità del pianista sia eccezionalmente interessante – e un compassato, monotono viaggio nella partitura”.
A parte il fatto che l’osservazione di Rosen potrebbe essere avanzata per molte altre pagine del repertorio – non solamente bachiano – bisognerebbe intendersi in base a quali parametri si possa giudicare positivamente una sfrenata eccentricità, o meglio in base a quali criteri si possa affermare che un interprete sia o meno eccezionalmente interessante. L’eccentricità può in questo caso prendere almeno due direzioni estreme: o quella più deliberatamente barocca, finalizzata a ricreare una libertà espressiva desunta dalla prassi esecutiva dell’epoca, o quella che tiene conto del ripensamento delle Goldberg effettuato nel tardo romanticismo. Nel primo caso lo strumento elettivo non è però il pianoforte, a meno che non si seguano le tracce dei Gould e delle Tureck che in realtà facevano di tutto per camuffare, attraverso una sofisticata arte del tocco, le caratteristiche “moderne” dei grandi pianoforti da concerto. Nel secondo, oggi del tutto fuori moda, si può arrivare a una personalizzazione molto spinta del fraseggio che introduce deviazioni sicuramente non in linea con le intenzioni originali dell’autore. Una tipica lettura condotta secondo queste ultime premesse fu quella proposto da Maria Tipo all’inizio degli anni ’80, con risultati non privi di fascino quanto storicamente poco giustificabili. In questa registrazione del sommo capolavoro bachiano la Perrotta risulta eccentrica in quanto non segue alla lettera le indicazioni scritte, variando i ritornelli e non rispettando una scansione rigida introducendo qualche esitazione espressiva, e ci sembra seguire una via più orientata verso l’atteggiamento della Tipo piuttosto che in linea con quello dell’ultima Tureck, che ebbe il coraggio di riaffrontare in pubblico le Goldberg dopo tanti anni dal suo esordio. In altre parole la Perrotta coglie i lati migliori dei due atteggiamenti estremi e ne fa convivere gli esiti in una proposta che forse non è giustificabile sul piano teorico ma che non manca di efficacia sul piano dell’ascolto. Un voto pieno, insomma, per la godibilità dell’insieme, soprattutto se calato nella realtà di una esecuzione pubblica, con qualche riserva sui fondamenti della scelta effettuata.
Luca Chierici