soprano Karen Vourch direttore Marko Letonja orchestra Philharmonique de Strasbourg cd Ondine ODE 1255-2 prezzo 17,20
Un raffinato disco questo dell’Ondine che ci propone alcuni momenti del più recente percorso di Kaija Saariaho, la più eminente musicista finlandese e una delle più interessanti protagoniste sull’orizzonte mondiale. Lasciate da parte infatti le betulle, i grandi spazi silenziosi, le risonanze folcloriche e tutto quanto è stato cantato dal grande testimone nazionale che è Sibelius (di cui quest’anno cadono i centocinquantanni dalla morte) la Saariaho ne ha metabolizzato l’essenza entro una personalissima ricerca sonora che ha attraversato le varie tappe della sperimentazione avanguardistica; in particolare l’originale individuazione di nuovi modelli sonori compiuta all’Ircam attraverso la mediazione informatica, coinvolgimento tecnologico che tuttavia non ha condizionato la più naturale vocazione lirica, che proprio dalla sofisticata analisi spettrale ha tratto declinazioni di rara sottigliezza. Una sensibilità che nelle esperienze dall’ultimo decennio è andata assumendo un rilievo più marcato grazie all’esperienza drammaturgica, fiorita con L’amour de loin (2000), nata dalla collaborazione con il poeta libanese Amin Maalouf la cui prosodia si rivelerà estremamente aderente alla duttilità quasi impalpabile della musica. Rispetto alla visionarietà di questo dramma degli amanti lontani la valenza drammatica si farà più affiorante in Adriana Mater, opera ambientata nella guerra dei Balcani, per poi intensificarsi intimamente nel monodramma Emilie, unica protagonista la marchesa Emilie du Chatelet, famosa scienziata del settecento, personalità la cui complessità la Saariaho esplora attraverso un’angolazione sonora estrema, quella di una notte vissuta dalla protagonista nel presentimento della propria fine. Il disco propone la suite che nel 2011 la compositrice finlandese ha tratto dall’opera, cinque momenti di cui tre con la presenza della voce, due come intermezzi orchestrali; una sfaccettatura di stati d’animo che ritroviamo nei Quatre Instants che la Saariaho, sempre con i testi di Maalouf, ha composto nel 2009 quasi come cartoni preparatori dell’opera. Allo stesso anno risale Terra Memoria per orchestra d’archi dove i due termini, secondo la Saariaho, rappresenterebbero il materiale e la sua elaborazione, quest’ultima, raffinatissima nella sottigliezza del trattamento degli archi, filtro teneramente magico, rivelatore degli ideali destinatari, “ceux qui nous ont quittés”. Di intensa aderenza la lettura di Marko Letonja alla guida dell’Orchestra Filarmonica di Strasburgo e del soprano Karen Vourc’h.
Gian Paolo Minardi