interpreti M.Oppert, V.Niclo, N.Dessay, L.Naouri, L.Leterme direttore Michel Legrand orchestra National d’Ile-de-France regia Vincent Vittoz regia video non specificata formato 16:9 sottotitoli Ing., Fr. dvd Erato 46117642 prezzo 15,30
Vicenda e musica nascono nel 1964, come film diretto da Jacques Demy, autore anche delle parole (molto belle) musicate (magnificamente) da Michel Legrand. Un film solo cantato, ma poco ascrivibile alla categoria anglosassone del musical perché assente vi è la danza. Film a mio avviso bellissimo, con superbi protagonisti gli allora ancor giovani Catherine Deneuve e Nino Castelnuovo (doppiati nel canto), affiancati da Anne Vernon e Marc Michel. Film che vinse a Cannes ma che da noi ebbe scarsissimo successo. Film che venne adattato al teatro nel 1979 a Parigi e New York, e poi a Londra nel 2011: grandi successi ma sempre con l’orchestra ridotta del musical. Stavolta una dinamicissima orchestra di settantacinque elementi, con l’autore che si dimostra ottimo direttore – 82 anni portati benissimo, compare dritto come un fuso sotto un ombrello giallo canarino, chiuso mentre saluta il pubblico in delirio e sale sul podio – rivela quanta densità sinfonica abbia sempre posseduto questa magnifica musica.
La quale racconta (con quella francesissima grazia leggera mixata a indefinibile ma penetrante melanconia languorosa, che tanto s’è imparato ad amare nei film di Carné o di Clair) la semplice storia della diciassettenne Geneviève – figlia di Madame Emery proprietaria d’un negozio d’ombrelli – innamorata di Guy costretto a partire per la guerra d’Algeria, e subito dopo scopertasi incinta. La madre, borghese quantunque non dispotica, la convince a sposare un gioielliere, che l’ama anche se non si fa alcuna illusione, e che adotta il bambino, avviandosi entrambi a uno di quei ménage tranquilli scaldati da un fuoco che non divamperà mai ma scalda. Si rivedono quattro anni dopo, nella stazione di servizio di Guy sposatosi con Madeleine: l’amore c’è ancora, però il tempo ha creato troppi legami troppo difficili da spezzare, e quest’amore lo si scopre come profumo persistente ma ineliminabilmente lontano. Semplice. Ma per niente semplicistico. E così come il film scansava ogni caduta nel naturalismo sentimentale (con quei colori accesissimi di ambienti calibrati sulle tinte degli abiti), la “mise en espace” di Vittoz sfrutta con estrema abilità i pannelli coi disegni stilizzati e vagamente alla Peynet di Jean-Jacques Sempé, che vanno e vengono portati a mano da marinai o dagli stessi personaggi: davanti a questi (e con l’orchestra posizionata dietro) la recitazione è scioltissima e priva d’alcuna affettazione “operistica”, per così dire. Dessay e Naouri, in aggiunta all’essere attori da Oscar subito come sono sempre, vocalmente si dimostrano i due formidabili artisti che sono sempre stati, ed è formidabile vederli a loro pieno agio muoversi nella terra di mezzo tra canzone e aria d’opera su cui si costruisce la musica di Legrand. La diciassettenne Marie Oppert è una Geneviève che non eclissa certo il ricordo della Deneuve, ma è graziosissima, sa stare in scena, e la sua vocina duttile e chiara è un piacere ascoltarla. Vincent Niclo se la cava, ma non ha né il fisico di Castelnuovo né la sua innata simpatia.
Elvio Giudici